Ripristino forestale, partita la raccolta delle sementi. Le nuove piante cresceranno in un vivaio vicentino

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Dalle sementi alle piantine per poi essere portate in aree boschive, di campagna e città dove torneranno a vivere e ripopolare aree venete che ne richiedono il bisogno. Un lavoro lezioso che richiede molto impegno e tanti sforzi ma che darà nuova vita ad alberi e benefici alla comunità. Con questo obbiettivo il Centro Biodiversità Vegetale e Fuori Foresta di Veneto Agricoltura, con sede a Montecchio Precalcino, svolge l’attività vivaistica per conservare uno dei beni più preziosi. Gli operatori, con questa azione, intendono moltiplicare le specie vegetali autoctone. I semi raccolti e le piantine che ne derivano trascorreranno complessivamente nel vivaio parte dell’estate (quella della raccolta), l’autunno, l’inverno, la primavera e l’intera estate successiva: stagione, quest’ultima, decisiva per lo sviluppo completo dei fusti e delle foglie.

In pratica, i semi di numerose specie di piante native (alberi come il faggio e la farnia, arbusti come il corniolo e il pallon di maggio, erbe come la carice spondicola e la salcerella) vengono raccolti a partire dall’estate e per tutto l’autunno dai tecnici di Veneto Agricoltura che percorrono in lungo e in largo boschi e prati della nostra regione individuati e catalogati nel corso degli anni. Importanti boschi da seme sono, ad esempio, il bosco di Basalghelle a Mansuè e i Campazzi di Onigo nel trevigiano, il Cansiglio nel bellunese, i prati umidi di Sant’Agostino ad Arcugnano e moltissimi altri. Tra i più peculiari siti di prelievo di sementi vanno ricordati i pascoli alpini destinati a fornire la materia prima per gli interventi di ripristino in ambienti di montagna, quali quelli legati alle Olimpiadi Invernali di Cortina 2026 (un esempio è l’area in prossimità della pista da bob).

I semi raccolti nella rete di boschi e altri ambienti naturali della regione vengono quindi portati nei vivai di Montecchio Precalcino e di Tambre d’Alpago dove, dopo un periodo di accrescimento, diventano piccole piantine destinate ai progetti di ripristino ambientale e forestale. Si tratta di una sequenza di azioni concatenate che comincia dalla ricerca, in natura, delle popolazioni di piante selvatiche idonee a fornire seme di qualità e in quantità tali da poter garantire la “produzione” di un numero sufficiente di piantine da soddisfare i numerosi progetti di intervento nel territorio regionale.

Questa prima e fondamentale fase – sottolinea Roberto Fiorentin, responsabile dei Vivai di Veneto Agricoltura – prevede degli attenti sopralluoghi sul territorio e presuppone competenze botaniche, occhio allenato ed esperienza”. Anno dopo anno i tecnici di Veneto Agricoltura hanno individuato all’interno di una rete di boschi e popolamenti da seme i siti più idonei che, per un paio di mesi a partire dalla fine dell’estate, diventano i luoghi deputati per la raccolta dei semi delle varie specie”.

Una volta raccolto, il seme viene trasferito in vivaio dove, a seconda delle esigenze delle diverse specie, viene sottoposto a differenti trattamenti. “I semi – ricorda Fiorentin – spesso manifestano varie forme di ‘dormienza’, dato che non tutti germinano appena seminati. Si tratta di adattamenti evolutivi delle specie vegetali, molte delle quali non si fanno trarre in inganno da condizioni favorevoli alla germinazione che, in natura, possono rivelarsi temporanee ed effimere: acqua e temperature miti indurrebbero ogni seme che si rispetti a germinare, ma tali favorevoli circostanze possono essere seguite da siccità, calore o gelo con conseguente morte della neonata piantina. Per questo i semi di alcune specie necessitano, in vivaio, di essere ‘convinti’ a germinare attraverso opportune tecniche e tempistiche”.

Con l’arrivo del secondo autunno – conclude Fiorentin – giunge finalmente il momento che le nostre piantine ‘tornino a casa’. E’ trascorso oltre un anno da quando mani esperte avevano prelevato i primi semi nei boschi e negli habitat naturali individuati come ‘popolamenti da seme’, ed ora sono piantine ben sviluppate, pronte ad essere affidate ad altre mani esperte, quelle degli operatori incaricati a metterle a dimora negli interventi di ripristino ambientale e riforestazione”.

A queste giovani piantine viene affidato, a seconda delle destinazioni, il compito di insediarsi su suoli fertili di pianura, nelle campagne o attorno alle città assediate da smog e ondate di calore, oppure in terreni difficili come certi ambienti sabbiosi costieri, erosi e spogliati dal degrado, in habitat umidi e paludosi oppure aridi e, in tempi recenti, anche negli accidentati versanti montani resi spogli dalla devastazione di Vaia e dallo sviluppo dei patogeni che ne è seguito. Il loro patrimonio genetico, selezionato dall’evoluzione e adattato a rispondere alle condizioni pedoclimatiche proprio grazie al fatto che la raccolta del seme è stata operata nei luoghi più idonei, è la migliore garanzia di successo per questa difficile missione.