Rsa dell’Ulss “tolte” a La Casa, Prisma: “Nostri servizi di qualità”. La polemica diventa politica

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Le Rsa dell'Ulss 7 a Montecchio Precalcino

Continua a far discutere l’assegnazione a due cooperative sociali del servizio delle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) dell’Ulss 7 a Montecchio Precalcino, che ospitano oltre cento persone con disabilità molto gravi o con patologie psichiatriche. Due strutture – Il Cardo e la San Michele – per 24 anni gestite dall’Ipab La C.a.s.a. di Schio con l’ausilio di una ottantina di operatori.

Dopo le dichiarazioni del sindaco di Schio Valter Orsi e del presidente dell’Ipab, Beppe Sola, interviene ora il consorzio di cooperative sociali vicentine “Prisma” nome delle
54 realtà consorziate, con l’obiettivo di “condividere un ragionamento di fondo e sottolineare alcune imprecisioni”.

Il ragionamento di fondo riguarda, per il consorzio, l’erroneità dell’assunto che il lavoro privato sia di minore qualità rispetto a quello dell’ente pubblico, spiegando che «anche solo all’interno del nostro Consorzio ci sono innumerevoli esempi di gestione esemplare di servizio e, soprattutto, di progettazione ed innovazione che molto spesso sono state svolte in anticipo anche rispetto allo stesso ente pubblico». «Dare quindi per scontato – prosegue la nota del “Prisma” – che i servizi di Montecchio Precalcino verranno svolti male solo perché cambia la ragione sociale dell’ente gestore è una forzatura che merita almeno la verifica dei fatti. Rimane certamente il problema legato al personale già presente e crediamo che sia corretto lasciare lavorare gli enti coinvolti in concerto con i sindacati in modo da trovare soluzioni che non impattino sulle vite degli operatori fino ad oggi in forza a La Casa di Schio. Ci sembra quasi superfluo aggiungere che le cooperative sono tenute a garantire lo stipendio consono al livello previsto dal contratto nazionale in base al titolo e alla mansione di ciascun lavoratore».

Il consorzio ci tiene anche a precisare di essere risultato aggiudicatario solo del secondo lotto, che riguarda una struttura nuova, non ancora esistente. «Non saremo quindi coinvolti – spiega – nella questione legata al personale in quanto, appunto, servizio da creare ex novo». Le cooperative sociali coinvolte sono “Un Segno di Pace” di Marostica e “Nuovi
Orizzonti” di Santorso, due realtà presenti da tempo con i loro servizi sociali sul territorio, e molto apprezzate. «Entrambe hanno decenni di esperienza nei servizi che si prendono cura delle persone con problemi di salute mentale e, nel caso dell’ente orsiano, una consolidata esperienza nella gestione dei servizi di animazione e formazione dei volontari proprio all’interno del Centro di Montecchio Precalcino. La Cooperativa sociale Verlata, abbinata in alcuni articoli al consorzio Prisma, pur essendo una consociata, non ha nulla a che fare invece con l’affidamento in questione», spiega il comunicato del Prisma.

Quello che è assodato, è che la gara si è conclusa con un risparmio da parte della Regione. E infatti sulla vicenda intervengono anche i due consiglieri comunali di Schio di Coalizione Civica, che ricordano come ad aggiudicarsi l’appalto del primo lotto è una cooperativa di grandi dimensioni, la “Promozione Lavoro”di Veronella (con più di 2000 soci e 50 milioni di fatturato). «Ciò che temevamo – affermano Carlo Cunegato e Giorgio De Zen – si sta avverando. Gli 88 operatori attualmente in carico a La Casa perderanno il loro posto di lavoro dal 30 Giugno. Probabilmente non accetteranno di lavorare per la cooperativa, visto che i salari delle cooperative sociali possono essere anche di 350 euro lordi più bassi rispetto a quelli di un’Ipab, partendo da stipendi già bassi. Se non verranno assunti da altre case di riposo del territorio, finiranno in mobilità, che dovrà essere pagata da La Casa e questo potrebbe aprirebbe un grosso problema nel bilancio. Altro che le polemiche pretestuose su “buchi” di bilancio (mai riscontrati peraltro) dei mesi scorsi da parte della Lega di Schio!».

A preoccupare maggiormente i due consiglieri comunali di minoranza sono però le conseguenze sugli ospiti del Cardo e del San Michele, strutture dove vivono persone fragili, con problemi complessi: «qui arriveranno quasi cento operatori dalla nuova cooperativa, sempre che, a quelle condizioni, possa trovarli. La privatizzazione rischia sempre di creare un abbassamento del servizio. Chi lavora con paghe da fame e, magari, con contratti molto precari, può affrontare nel migliore dei modi un lavoro di cura così delicato? Spesso, appena possono, gli operatori se ne vanno verso posti di lavoro più remunerativi. Così viene minato il principio della continuità della cura, che è la precondizione della qualità del servizio. Stiamo parlando di persone, non di pezzi di legno. La privatizzazione della sanità veneta e dei servizi alla persona è inaccettabile. Noi siamo scesi in piazza e siamo pronti a rifarlo per difendere un servizio che consideriamo fondamentale: in tutto ciò qualche mese fa Cioni, Santi e Tisato, consiglieri della Lega e vicini a Fratelli d’Italia, minimizzavano il problema, difendendo queste scelte che evidentemente hanno un mittente politico molto chiaro a Venezia. Diminuire la qualità dei servizi alle persone più deboli è la misura del declino della nostra regione» concludono Cunegato e De Zen.

A stretto giro di posta è arrivata la replica del consigliere comunale di Schio città Capoluogo (esponente di Fratelli d’Italia), Alex Cioni: «Si sta innescando una polemica politica di natura ideologica che non aiuta a fare chiarezza. Siamo d’accordo che la tutela dei lavoratori è un elemento importante, come del resto lo è essere in grado di garantire un servizio efficiente e di qualità. Prima di dare un giudizio ponderato nei confronti di uno scenario che comunque era stato ampiamente previsto, sarebbe buona regola leggere le carte. A meno che non si sia in malafede e si voglia utilizzare strumentalmente anche questo tema per gettarlo nell’arena di un futile e noioso scontro politico».

Per Cioni «quando si parla di servizi sociali e assistenziali, non sono sufficienti le dichiarazioni di circostanza, servono piuttosto scelte oculate e persone competenti nei vari comparti gestionali. Sarebbe opportuno chiamare in causa degli esperti esterni che non siano direttamente coinvolti con La Casa per procedere con un’analisi approfondita di tutta la documentazione che interessa la partita di Montecchio Precalcino e la gestione complessiva dell’ente pubblico».