Seven al macello per aver ingoiato un rifiuto: “E’ una mucca, ma merita rispetto”

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“Per noi questi animali non sono solo fonte di rendita, ma sono soprattutto membri di una grande famiglia: così come lo era Seven, morta per l’incuria e il menefreghismo dell’uomo”. Sono provati Sebastian Toldo e la moglie Denise, che ormai da anni hanno optato per una vita tutt’altro che facile, quella di malghesi: molto diversa da quella romanzata delle trasmissioni tv dove c’è sempre il sole ed è sempre festa. Levatacce, ferie neanche a considerarle e lavoro anche in caso di salute un po’ latitante: ma di buono, oltre quel senso impagabile di libertà, c’è appunto il contatto con quel mondo animale incapace di cattiveria.

Divisi tra malga Krojer e malga Trugole nel Consorzio Rotzo – San Pietro – Pedescala, Sebastian e Denise allevano una trentina scarsa di animali, vacche da latte che solo quando raggiungono un’età per cui riprodursi non è più possibile, vengono destinate alla macellazione: per almeno vent’anni però, abolendo ogni forma di prodotto chimico, consentendo loro una vita quanto più possibile al pascolo libero con un’alimentazione naturale anche a scapito della resa in termini di latte prodotto, questi animali godono di una serenità e di un trattamento dignitoso che sono merce rara in un mercato alimentare sempre più proiettato ai numeri, ognuna col loro nome, ognuna amorevolmente seguita.

Ma a scombinare questo equilibrio ci ha pensato un rifiuto abbandonato nei prati, probabilmente una lattina, che Seven ha ingerito brucando l’erba ormai bassa: “L’inappetenza degli ultimi giorni è stato il campanello d’allarme – spiega Sebastian – le abbiamo provate tutte, ci siamo anche consultati con un veterinario intervenuto sul posto, ma quel pezzo di lamiera ormai aveva fatto troppo danno, un danno irreversibile. Ma ci abbiamo sperato fino all’ultimo: finchè ieri abbiamo dovuto mandarla al macello con la morte nel cuore, ormai si alzava poco e gli occhi fissi nel vuoto sembravano ingrandirsi tanto era dimagrita rapidamente”.

Seven aveva solo cinque anni e il dispiacere più grande sta proprio nel fatto che, salute permettendo, almeno per altri tre lustri avrebbe potuto godere di quei pascoli lontani dalle logiche consumistiche, là dove la vita delle bestie ha ancora un valore che va oltre il denaro: “Anche noi lavoriamo per campare – conclude Denise – non vogliamo apparire ingenui o fuori dal mondo, ma ognuno decide il modo e questo è il nostro, da sempre. Faccio appello affinchè la morte di Seven ci faccia riflettere anche sul rispetto che dobbiamo all’ambiente, oltre che agli animali: un rifiuto abbandonato non è solo inquinante, ma può davvero costare la vita. E a noi, chinarsi e riportacelo a casa, cosa sarebbe costato”?