La vallata dell’Agno saluta il grande maestro dei liquori, “Beppe” Carlotto. Aveva 83 anni

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Ines, Daniele e Giuseppe Carlotto in una foto di famiglia da dietro al bancone di lavoro

Valdagno perde uno dei suoi personaggi simbolo. All’età di 83 anni si è infatti spento domenica scorsa Giuseppe Carlotto, a lungo guida del “Liquorificio Carlotto”, azienda storica della valle dell’Agno e conosciuta in tutto il mondo. Un sommo esperto di spiriti e vini che seppe incantare anche Gualtiero Marchesi, lo chef italiano fra i più noti al mondo.

Accompagnato amorevolmente dalla moglie Nives e dalla figlia Daniela, “Beppe”, come amava essere chiamato, lascia in eredità una preziosa realtà imprenditoriale che aveva saputo far sbocciare grazie agli insegnamenti di mamma Teresa e papà Girolamo. La loro unione aveva al tempo condensato un’eredità che arrivava dalla famiglia materna, quei Potepan partiti dalla lontana Ungheria e maestri di pasticceria e liquoreria apprezzati fin dentro la corte Asburgica.

Il padre era invece socio con il fratello Vittorio di una liquoreria che al tempo aveva sede in via Mazzini, nel cuore del centro laniero. Lo “spirito di famiglia”, fatto anche di antiche ricettazioni che si tramandavano di generazione in generazione e materie prime di altissima qualità a lungo ricercate, è stato un marchio di fabbrica che anche Beppe, con Nives e Daniela, ha voluto conservare. Con il suo palato sopraffino, che lo avevano fatto apprezzare anche in diverse cantine vinicole del nord Italia, dove era arrivato ad essere il più giovane enologo alla guida, Beppe Carlotto era stato per certi versi un precursore di alcuni gusti e abbinamenti ancora “sacrileghi”, dai vini rossi abbinati al pesce o quei bianchi giovani messi in commercio ben prima delle lunghe stagionature che allora erano di moda. Una volta lasciata la strada delle cantine, Beppe si concentra sull’azienda di famiglia, studiando e creando quei prodotti che poi la moglie Nives concretizzava, mettendo ordine in quell’estro creativo che si riconosce un po’ a tutti i maestri. Alla giovane Daniela, spettava infine far quadrare documenti e conti, ben prima di computer e pratiche via e-mail.

“Il bello della nostra squadra – ricorda con piacere proprio la figlia – è che tutto quello che usciva con il nostro marchio era frutto di decisioni unanimi. Tanti i bei ricordi che restano di Beppe, dalla sua grande integrità morale che lo avevano fatto tener duro anche dinnanzi alle lusinghe della grande distribuzione. “Ad un certo punto – spiega Daniela Carlotto – ci fu anche per noi la tentazione del grande mercato. Avrebbe significato senza dubbio un importante guadagno, ma a fronte di una progressiva perdita del nostro dna, perfino, nel lungo periodo, della qualità dei nostri prodotti. Saremmo diventati solo un marchio commerciale come ce ne sono tanti. Papà non voleva questo e decise di andare avanti con la nostro piccola produzione. Gli anni che vennero ci ripagarono di quella scelta”.

Per chi lo ha conosciuto, Beppe era un “bastian contrario”, non certo un conformista. Ad insegnargli questo stile era stato il padre stesso che nel Dopoguerra aveva fornito la “buvette” del Parlamento con i liquori Carlotto. Quando però a una garanzia di prosecuzione della fornitura qualcuno aveva chiesto qualcosa in cambio, signorilmente il signor Girolamo aveva declinato la proposta. Furono quelle scelte forse impopolari, ma se si pensa che da allora i liquori sono arrivati a Buckingham Palace e alla Casa Bianca e sono stati raccontati dalle principali guide del mondo dell’enogastronomia, oggi potremmo chiamarle con una sola parola: lungimiranti.

La storica insegna nel locale originale

Tante le attestazioni di affetto che in queste ore stanno arrivando alla famiglia. “Il tempo per la tristezza e per sentire la mancanza di papà arriverà – continua Daniela – ma ci fanno molto piacere tutti i ricordi che ci stanno arrivando da tantissime persone.” E a proposito di ricordi, uno oggi viene alla mente e riguarda il rapporto di stima e amicizia che Giuseppe seppe intessere con il padre della cucina italiana, Gualtiero Marchesi. “Arrivò a Valdagno una domenica – racconta Daniela – il locale era chiuso, così lo portammo sul retro per entrare. Arrivati davanti al bancone Marchesi volle entrare come ogni persona normale. Così alzammo le saracinesche e lui provò anche l’esperienza di entrare da quella soglia che oggi è consunta dal passaggio di tante scarpe in cento anni di storia. «Devo entrare da qui, perché è qui che si vede la storia» aveva esclamato”. I due ebbero lunga frequentazione, fatta di affinità caratteriali, di studio e ricerca, di prove su prove fino al perfetto risultato finale. Quando Marchesi assaggiò per la prima volta i liquori Carlotto rimase a dir poco estasiato, tanto da dichiarare a Beppe Carlotto: “Dicono che io sia il padre della nouvelle cousine, ma sicuramente lei è il padre dei liquori!”.

Qui un video che racconta la genesi e la peculiarità della famiglia Carlotto, in occasione del Centenario dalla fondazione.

Per Marchesi Carlotto sviluppò una linea dedicata di liquori, a partire dalla China, passando poi per la riscoperta del Rosolio e del Cordiale e, in una delle tante visite alla sua tenuta, un giorno il Maestro presentò alla famiglia Carlotto un giovane “ragazzo di bottega” che arrivava proprio dal Vicentino: si trattava di Carlo Cracco.

I funerali di Beppe Carlotto si terranno domani, sabato 26 giugno 2021, alle ore 10.30 presso il Duomo di San Clemente a Valdagno. Dopo la cerimonia la salma, come volere della famiglia, proseguirà per la cremazione.

L’annuncio della chiusura per lutto sulla pagina ufficiale