Speleologo del Cai muore a 46 anni a causa di una grave malattia. Stamattina il saluto solenne

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Una bella immagine che Michele aveva scelto nel passato come sua foto copertina, sul Pitz Boè nelle Dolomiti

Un commosso saluto riservatogli sotto l’altare del Duomo di San Clemente di Valdagno ha accompagnato l’anima di Michele Tomasi, il 46enne cresciuto nella vallata mancato in età prematura, nei giorni scorsi, al termine di un lungo periodo di sofferenza conseguenza di una grave malattia.

Conosciuto da queste parti sia per la sua professione di artigiano idraulico ma anche per la sua grande passione per la speleologia, tanto da essere la guida del gruppo grotte del Cai, Club Alpino Italiano, proprio di Valdagno, dove ora viene ricordato per il suo spirito di iniziativa oltre che per l’abilità nelle decine di esplorazioni portate a termine. Il funerale del compianto Michele è stato celebrato questa mattina.

Tomasi, all’indomani della sua morte, è stato ricordato nei giorni scorsi attraverso numerosi messaggi di cordoglio sui social media, e ieri sera nella veglia di preghiera in sua memoria. Ad assisterlo nel corso della malattia la madre Elvira, la sorella Marisa e Paola, la sua compagna di vita, unte nel dolore, insieme a quanti hanno stimato voluto bene al 46enne, descritto con parole di bontà e affetto da più persone.

Michele Tomasi in un momento spensierato

Nell’epigrafe affissa a Valdagno, oltre alle amatissime montagne sullo sfondo, la foto ritrae Michele insieme a una sua cagnolona alla quale era stato legatissimo, e da cui si era dovuto separare con dolore nel 2022. Oltre che dei monti e degli antri misteriosi di grotte e cunicoli scavati nella roccia, il compianto valdagnese era infatti un amante genuino degli animali, i cani in particolare.