Miteni prepara il nuovo piano industriale tra richieste di concordato e dei costi di bonifica

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Una delle proteste del 2017, prima dell'effettiva chiusura dello stabilimento

La Miteni di Trissino conferma l’impegno per la bonifica e presenta domanda di concordato preventivo al Tribunale di Vicenza. Due “sintomi” apparentemente opposti per giudicare l’effettivo stato di salute dell’azienda, due segnali di una strategia industriale chiarita ieri con un comunicato alla stampa. La richiesta di una ristrutturazione dei debiti verso i creditori, parallelamente alla disponibilità a investire in tutela ambientale, rivelerebbero la volontà di andare avanti nel proprio business, rimediare ai presunti danno legato alla vicenda Pfas e “riconciliarsi”, in ultima analisi e se possibile, con la società civile. Da oltrepassare lo scoglio del difficile accesso al credito, da parte delle banche, in un periodo in cui la struttura di ricerca patisce gli effetti di polemiche e proteste sul piano politico e sociale, minandone la reputazione.

“La richiesta si è resa necessaria – è spiegato nella nota – per assicurare il mantenimento delle attività a seguito della difficile situazione finanziaria”. In breve, il gruppo Icig che controlla Miteni dopo aver rilevato lo stabilimento dalla Mitsubishi (anno 2009), pur non avendo “mai percepito dividendi”, intende proseguire nella volontà di rilanciare l’azienda considerata un’eccellenza nel mondo della ricerca e produzione nel suo settore. Questo nonostante in questi anni il nuovo management abbia dovuto accollarsi anche i debiti pregressi e e soprattutto gli “oneri derivanti dai problemi ambientali” (peraltro prodotti dalle proprietà precedenti, almeno secondo la versione esposta alla stampa).

Una richiesta, quella inoltrata nelle aule di giustizia del capoluogo berico, che se vale come indicatore di crisi finanziaria rivela anche un orientamento ben preciso. Rilanciare e riconvertire l’attività dell’azienda attraverso un rinnovato piano industriale in via di definizione, supportato proprio dalla casa madre Icig. Per approntarlo, sono necessarie cifre certe riguardo all’esborso in previsione per la bonifica. Toccherà agli enti pubblici del territorio determinarla, altra “grana” di non facile soluzione, con il concorso del commissario designato dal governo in tema di inquinamento ambientale da Pfas.

“Per quanto riguarda la bonifica – conclude il comunicato di Miteni – la scelta degli azionisti e dall’azienda con questa decisione è chiara: nessun disimpegno ma anzi un’accelerazione per arrivare a determinare gli oneri da inserire nel piano che dovrà essere valutato nei prossimi mesi del tribunale di Vicenza nell’ambito del procedimento di concordato e che dovrà decidere sulla sua applicabilità”.