Pfas, il delegato Onu: “Niente informazione da parte delle autorità. Mi preoccupa l’entità dell’inquinamento”

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

“Invito l’Italia a compiere i passi necessari verso la restrizione dell’uso di Pfas, a intraprendere azioni decisive per affrontare la contaminazione da queste sostanze e a ratificare la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti”. Con queste parole si è conclusa la missione del funzionario delle Nazioni Unite Marco Orellana, nel nostro Paese per valutare il rispetto dei diritti umani in relazione allo smaltimento degli agenti tossici e dei rifiuti pericolosi. Nelle ultime due settimane il rappresentante dell’Onu  ha fatto visita ad alcuni territori per valutare lo stato di inquinamento. Lo scorso 4 dicembre il Gruppo Mamme No Pfas ha accompagnato Orellana nei luoghi simbolo dell’area rossa del Veneto tra Vicenza, Padova e Verona, per raccogliere le testimonianze dei residenti.

“Sono seriamente preoccupato per l’entità dell’inquinamento da Pfas in alcune zone del Veneto. Più di 300mila persone nella regione sono state colpite dalla contaminazione dell’acqua, compresa quella potabile. I residenti nella zona hanno sofferto gravi problemi di salute, come infertilità, aborti spontanei e diverse forme di tumori – ha detto il funzionario durante la conferenza stampa di ieri, a fine della sua missione italiana -. La dimensione umana del problema ci è stata illustrata da una delle mamme incontrate durante la visita: “Immagina cosa significa per una mamma rendersi conto di aver avvelenato i propri figli attraverso il latte materno?”“.

Dopo aver documentato tutte le responsabilità in capo a Miteni, Orellana ha sottolineato anche come le autorità non abbiano avvertito i residenti delle aree colpite e non abbiano diffuso le informazioni sull’inquinamento da Pfas e sui rischi per la loro salute. Non solo: “confido che l’Italia compia i passi necessari per risarcire le vittime e per far rispettare il principio che chi inquina paga” ha aggiunto mettendo in luce però che “le autorità regionali stanno monitorando la situazione sanitaria di alcuni abitanti e di alcuni prodotti alimentari in relazione all’inquinamento da Pfas, ma monitoraggio è limitato all’area più inquinata, il che solleva serie preoccupazioni, tra coloro che vivono nelle altre aree interessate”. Ad Orellana, inoltre, le Mamme No Pfas hanno consegnato una relazione dettagliata in cui chiedono che vengano fissati limiti nazionali il più restrittivi possibile per tutte le sostanze perfluoro alchiliche nelle acque ad uso umano, negli alimenti e negli scarichi industriali, che venga attuata una bonifica dell’area “ex Miteni” e della falda sottostante e che venga esteso a tutti il diritto ad accedere alle analisi per verificare la concentrazione di Pfas nel sangue.

Sulla questione sono intervenuti anche i consiglieri regionali del Pd, Anna Maria Bigon e Andrea Zanoni, che dopo le dichiarazioni del delegato Onu domandano: “Quali sono i risultati, anche parziali, degli screening sulla contaminazione da Pfas nelle province di Verona, Vicenza e Padova?“C’è bisogno di informazione e trasparenza. Anche i rappresentanti Onu hanno evidenziato ritardi della Regione su questo versante, sottolineando come siano stati violati diritti umani proprio per la mancanza di informazioni. Un ritardo che continuiamo a scontare ancora oggi”. I due consiglieri dem, poi, chiedono un nuovo monitoraggio sugli alimenti dopo effettuato quello del 2017.