Pfas, la Regione chiede di entrare nel passivo del fallimento Miteni per 4,8 milioni

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Una delle proteste del 2017, prima dell'effettiva chiusura dello stabilimento

La Regione Veneto, con un atto depositato presso la Sezione fallimentare del Tribunale di Vicenza, ha chiesto di essere ammessa al passivo del fallimento della Miteni Spa per un totale di 4 milioni 828 mila 570 euro per una serie di spese sostenute a seguito dell’inquinamento da Pfas.

La domanda di ammissione di credito al passivo – spiega una nota della Giunta Regionale – è stata presentata dall’Avvocatura regionale e riguarda spese per l’esecuzione di indagini ambientali, per interventi strutturali in opere idrogeologiche e per omesso versamento del canone demaniale.

Si tratta di una prima richiesta per alcune voci di pronta liquidabilità – precisa l’Avvocatura – alla quale ne seguirà una seconda con la quantificazione di tutta una serie di altri crediti, che sono in fase di contabilizzazione, tra cui gli oneri straordinari sostenuti per la prevenzione e la profilassi sanitaria.

La voce più ingente dell’atto in questione riguarda le spese per interventi strutturali in opere idrogeologiche. In particolare, si tratta di 2 milioni di euro per il potenziamento delle infrastrutture di potabilizzazione nella centrale acquedottistica di Lonigo; 1 milione 200 mila euro per il potenziamento della filtrazione delle acque potabili nell’area contaminata, e in particolare per il nuovo impianto di filtrazione centrale “Natta” in Comune di Montecchio Maggiore e per il potenziamento del sistema di assorbimento a carboni attivi presso la centrale acquedottistica di Madonna di Lonigo; 1 milione 500 mila euro spesi per la realizzazione di nuove condotte di adduzione primaria idropotabili che consentono l’approvvigionamento di acqua da altre zone regionali e l’interconnessione di fonti idriche regionali di qualità garantita con le reti acquedottistiche dei Comuni interessati all’inquinamento.

Voci di entità inferiore riguardano le spese sostenute per gli studi sull’inquinamento commissionati alle Università di Padova e Verona e all’Arpav, per un totale di 102 mila euro; oltre ad altri 23 mila euro per consulenze specialistiche  ed 3.570,62 euro in ragione dell’omissione del versamento del canone demaniale. Il tutto è richiesto oltre agli interessi legali.