Processo Miteni/Pfas verso la sentenza: chiuse le arringhe difensive. Chiesti 121 anni di carcere


Si avvia alle battute finali il processo ambientale più significativo in corso in Italia, quello sulla contaminazione da sostanze Pfas attribuita all’ex stabilimento chimico “Miteni” di Trissino. Dopo l’arringa conclusiva dell’ultimo avvocato della difesa, ieri, questa settimana da giovedì sarà la volta delle repliche delle parti civili.
La sentenza della Corte d’Assise di Vicenza è attesa probabilmente entro un mese, o comunque entro gli ultimi giorni di giugno, chiudendo un procedimento iniziato il 1 luglio 2021. Da ricordare che gli effetti dei veleni versati sulla vasta falda del sottosuolo hanno coinvolto i territori di tre province, Vicenza, Verona e Padova, e un bacino umano di oltre 250 mila cittadini residenti.
Sono quindici gli imputati, ex manager della fabbrica fallita, chiamati a rispondere a vario titolo di reati gravi come disastro innominato, inquinamento delle acque, inquinamento ambientale e bancarotta. Per sei di loro, i pubblici ministeri hanno richiesto l’assoluzione, mentre per gli altri nove sono stati chiesti complessivamente 121 anni e 6 mesi di reclusione. Del tema si è parlato anche a Parlami di Te, con ospiti le portavoce del comitato “Mamme No Pfas“.
Tra gli imputati figurano cittadini giapponesi, tedeschi e olandesi, tutti ex vertici delle ultime proprietà di Miteni, ovvero Mitsubishi e Icig. In caso di condanna, queste società saranno chiamate a risarcire i danni che verranno quantificati. Ammontano a oltre 200 milioni di euro quelli richiesti da più enti del territorio veneto. Il lungo iter giudiziario, seguito con grande attenzione non solo dai media nazionali ma anche da residenti toccati da vicino dai Pfas e dalle associazioni ambientaliste, sta per giungere a un verdetto che potrebbe definire un importante precedente in materia di responsabilità ambientale nel nostro Paese.
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