Torte in vendita “per protesta”, attrezzi per “aiutare a demolire”. La manifestazione alla Miteni

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Foto Noventa No Pfas

“Portate torte e grembiule, e i nostri mariti in tuta da lavoro”. Un’insolita manifestazione di protesta è in programma sabato pomeriggio davanti alla Miteni di Trissino. Ad organizzarla sono le Mamme No Pfas di Lonigo e dell’Ovest Vicentino.

La protesta andrà in scena dalle 15 alle 16. Il comitato contesta il ricorso al Tar presentato dall’azienda chimica, considerata da Arpav al centro del caso dei composti Pfas che hanno contaminato la falda fra Brendola, Lonigo, Montagnana e la Bassa Veronese. Miteni ha presentato ricorso contro una caratterizzazione (carotaggi) a maglia fitta disposta dalla Regione Veneto, da Arpav, Comune di Trissino e Provincia, stimando costi da risarcire per l’azienda per poco meno di 100 milioni di euro.

“Apprendiamo dai giornali – fanno sapere i Genitori No Pfas – la notizia che la ditta Miteni, attraverso i suoi legali, presenta il conto agli enti pubblici locali e regionali, per possibili perdite di produzione e di guadagno se si andasse avanti con le bonifiche e le caratterizzazioni previste e concordate con gli enti di controllo. Lo stupore, di fronte a queste dichiarazioni, lascia il posto allo sdegno. Riteniamo che queste persone abbiano oltrepassato ogni limite tollerabile di decenza. Noi cittadini, titolari della “sovranità”, ci affianchiamo a quelle amministrazioni locali e regionali che hanno dato prova di non accettare questa barbarie”. Quindi, il comitato venderà torte per raccogliere (ironicamente) fondi per l’azienda, e porterà attrezzi e carriole per dare una mano nelle demolizioni.

Intanto, la Regione Veneto canta vittoria su un altro fronte. L’Arpa Toscana (equivalente dell’Arpav veneto) ha infatti realizzato alcune decine di campionamenti su acque superficiali e sotterranee nella zona dell’Arno, cercando la presenza di Pfas (e trovandola). L’ente toscano compara i propri dati con i modelli veneti. Per il governatore Luca Zaia “il tempo è galantuomo. I campionamenti che la Regione Toscana sta conducendo sulle sue acque per accertare il grado di inquinamento da Pfas sono il segno che non raccontavamo balle e che, alla luce dello studio del Cnr del 2013, questi inquinanti sono un problema di molte parti d’Italia e non solo del Veneto. Se non ci fossero i limiti indicati dal Veneto – fa rilevare il presidente – anche le altre Regioni non saprebbero da che parte affrontare il problema. Avere noi investito 3 milioni di euro per il laboratorio e apparecchiature specifiche; aver messo in piedi una task force di superesperti; essere intervenuti subito sugli acquedotti con i filtri per garantire acqua pulita dai Pfas e da eventuali altri inquinanti, operazione che ora allargheremo a tutto il Veneto, tutto questo ci ha messo nelle condizioni di essere ormai riferimento nazionale non già perché più inquinati, ma perché siamo stati i primi ad aver studiato il fenomeno ed aver operato a tutela della gente”.