Carenza di medici, il Veneto recluta quelli con titolo estero non ancora riconosciuto


La Giunta regionale del Veneto ha approvato un provvedimento che autorizza, in via sperimentale e temporanea, l’assunzione di medici specialisti con titolo conseguito all’estero non ancora riconosciuto in Italia. Si tratta di un intervento reso possibile già durante l’emergenza pandemica e confermato dalle successive proroghe normative, oggi regolato dall’articolo 15 del Decreto Legge 34 del 2023, convertito nella Legge 56 dello stesso anno. Esso consente alle Regioni di attivare, fino al 2027, percorsi di reclutamento temporaneo per far fronte alla grave carenza di personale sanitario. In particolare il provvedimento rappresenta una misura straordinaria (e quindi “tampone”) pensata per rispondere alle criticità ormai strutturali che affliggono i servizi di emergenza-urgenza e i pronto soccorso delle Ulss venete, sempre più in difficoltà nel reperire personale medico disponibile.
Una novità comunciata dalla Regione proprio nel giorno – oggi 31 luglio – scatta lo stop al rinnovo dei contratti dei medici cosiddetti ‘gettonisti’ che fanno capo a cooperative e vengono impiegati, spesso in larga misura, in ospedali e pronto soccorso per fare fronte alle carenze di personale (ovviamente anche la stipula di nuovi contratti non sarà più possibile, mentre rimarranno validi quelli in essere fino alla scadenza naturale).
L’avviso pubblico, che sarà emanato da Azienda Zero nei prossimi giorni, è rivolto a professionisti già presenti sul territorio nazionale, in possesso di permesso di soggiorno per motivi lavorativi o di cittadinanza italiana. Gli interessati potranno indicare le proprie preferenze per l’assegnazione nelle diverse aziende sanitarie.
“Questa iniziativa nasce dalla necessità di assicurare continuità ai servizi di emergenza e pronto soccorso, che sono presidi fondamentali per la salute dei cittadini. È una risposta pragmatica a una situazione di carenza che riguarda l’intero Paese e che si sta aggravando”, spiega l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin.
Il percorso prevede la selezione per titoli e colloquio da parte di una commissione di esperti per la valutazione delle competenze e la conoscenza della lingua italiana. L’assunzione potrà avvenire esclusivamente nel caso in cui risultino esaurite le graduatorie ordinarie per assunzioni a tempo indeterminato e le graduatorie riservate ai medici in formazione specialistica. I contratti avranno durata temporanea, fino al 31 dicembre 2027, salvo ulteriori proroghe previste dalla normativa statale.
“Comprendiamo che il tema sia delicato e siamo consapevoli della complessità normativa legata al riconoscimento dei titoli – aggiunge Lanzarin – ma proprio per questo, nella delibera abbiamo previsto un impegno chiaro: ci attiveremo presso il Governo affinché venga definita a livello nazionale una disciplina specifica che consenta anche a questi professionisti di iscriversi a elenchi speciali presso gli Ordini, garantendo trasparenza, sicurezza e uniformità di sistema”.
Il provvedimento si inserisce inoltre nella strategia regionale per il progressivo superamento del fenomeno dei “gettonisti”, i medici a chiamata che operano in regime libero-professionale esternalizzato. L’obiettivo è favorire forme di collaborazione più stabili e integrate con il sistema pubblico, assicurando maggiore continuità e qualità nell’assistenza, in particolare nei servizi di emergenza-urgenza e nei pronto soccorso delle Ulss venete, dove persiste la grave carenza di personale a seguito della mancata partecipazione ai concorsi indetti da Azienda Zero e il ricorso ai “gettonisti” è stato sino ad ora più rilevante.
La procedura non comporta oneri aggiuntivi per il bilancio regionale e non sostituisce i canali ordinari di assunzione, che restano prioritari.
“Il nostro obiettivo – conclude Lanzarin – è dare una risposta concreta e immediata ai cittadini, senza rinunciare a promuovere, in parallelo, un confronto costruttivo con tutti i soggetti coinvolti per migliorare le regole e affrontare le sfide di lungo periodo legate alla carenza di personale sanitario”.