Caso Donazzan: per il Pd ha un atteggiamento “vittimista”, per Zaia e Lega “episodio da condannare”

La mozione di riserva in Consiglio regionale del Veneto, la condanna dell’episodio e l’invito alle scuse da parte di Luca Zaia riconfigurandolo come una “leggerezza”, la valanga di critiche e richieste di dimissioni (raccolte 15 mila firme) da parte di associazioni di ispirazione antifascista e partiti di area centrosinistra. Con il Pd in testa, che accusa inoltre l’amministratrice bassanese di manipolazione del diritto d’opinione a fini vittimistici. Queste le premesse: l’assessore veneto con deleghe all’Istruzione e al Lavoro Elena Donazzan è ancora nell’occhio del ciclone a distanza ormai di una settimana dalla partecipazione alla trasmissione radiofonica “La Zanzara“, in cui ha cantato in diretta una strofa di “Faccetta Nera”, scatenando un polverone.

Sono in tutto 11 i consiglieri di Regione Veneto che ieri hanno chiesto per scritto spiegazioni al presidente Zaia in relazione allo sconsiderato episodio, con in testa Arturo Lorenzoni portavoce di tutta l’opposizione. Insieme a lui tutti gli esponenti delle minoranze consiliari che hanno ottenuto a settembre un seggio nell’assemblea: Erika Baldin (Cinquestelle), Giacomo Possamai, Vanessa Camani, Annamaria Bigon, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni e Francesca Zottis (Pd), Elena Ostanel (Veneto che Vogliamo), Cristina Guarda (Europa Verde) e infine Stefano Valdegamberi, la cui firma non era scontata (Gruppo Misto ma di fede Lega). Per la consigliera eletta per Fratelli d’Italia non bastano quindi le giustificazioni espresse attraverso un’accorata lettera scritta di proprio pugno.

“Quella dell’assessore Donazzan – afferma proprio Lorenzoni da Palazzo Ferro Fini a Venezia – non è stata una semplice leggerezza, come ha dichiarato il presidente della Regione Luca Zaia. Il Governatore intende far passare il messaggio che si è trattato di uno scivolone cui non dare troppo rilievo. Ma i valori alla base della convivenza democratica non devono mai venire meno e derubricare in questo modo l’inammissibile uscita durante una trasmissione radiofonica significa non aver colto il cuore del problema sollevato in Consiglio. Non si tratta di mettere in discussione la persona, bensì la necessità di ribadire come sia inaccettabile l’idea che i valori della resistenza abbiano pari dignità di quelli del regime fascista”.

Dal canto suo Donazzan aveva affidato a un testo inviato ai colleghi dell’ente regionale una lettera di scuse. “Se qualcuno in buona fede si fosse sentito offeso in qualunque misura, me ne scuso perché con altrettanta buona fede e con un po’ di leggerezza, ho partecipato ad una trasmissione di satira notoriamente informale, irridente e a tratti sopra le righe”, questo il passaggio cruciale in cui l’esponente della destra ammette il “fatto infelice“, che lo ha definito lo stesso Zaia nel punto stampa di ieri, “da condannare senza se e senza ma, pur tenendo presente il tono goliardico della trasmissione”. Dopo le scuse per iscritto, lo spostamento del focus sul piano dei diritti costituzionali. “Non auguro a nessuno di vivere così come io ho vissuto questi giorni di offese, insulti, minacce e ringrazio di cuore le migliaia e migliaia di cittadini di estrazione diversa, di appartenenza politica diversa, italiani e stranieri che mi sono stati vicini. Il consiglio regionale – così la ‘grande accusata’ vicentina – può diventare il luogo della censura oppure ribadire ancora una volta che la libertà viene prima di tutto. Come? Diventando il laboratorio per una proposta di legge nazionale che tuteli la libertà di espressione anche sui social, piattaforme che ormai rappresentano lo scenario di nuove guerre combattute con troll, hackeraggi e manipolazioni”.

“Indubbiamente l’assessore Donazzan avrebbe potuto evitare di fare quelle esternazioni, anche per rispetto dell’incarico e delle istituzioni che rappresenta. Le scuse della interessata hanno cercato di rimediare a quanto accaduto. Come Lega, però, condanniamo fermamente qualsiasi revisionismo. Si tratta di un pensiero che decisamente non ci appartiene”. A dirlo è stato Giuseppe Pan, capogruppo in Consiglio regionale del Veneto della Liga Veneta per Salvini premier. “Continuare a parlare oggi di fascismo e comunismo, come entità contrapposte e totalizzanti, è di fatto anacronistico. Non possiamo però dimenticare ciò che è stato. Non è corretto nei confronti di tanti che hanno subito sulla propria pelle gli orrori del fascismo. L’assessore Donazzan ha raccontato di aver sentito cantare in casa, fin da piccola, ‘Faccetta nera’. Io, da parte mia, ho una storia personale diversa: fin da piccolo ascoltavo i racconti di mio nonno, oggetto invece di violenze da parte della Camicie nere. Lui, come troppi in quegli anni sciagurati, hanno dovuto ‘accettare’ l’olio di ricino. Comprendo quindi coloro che si sono sentiti offesi e ai quali l’assessore, in prima persona, si è rivolta per fare ammenda. Ripeto, però, che nonostante l’assessore abbia sottolineato come la Storia sia scritta dai vincitori, senza tener conto delle ragioni dei vinti, non possiamo accettare che una rappresentante delle istituzioni ancora oggi affronti un tema del genere con questa ‘leggerezza’, da lei stessa ammessa pubblicamente e, in separata sede, con noi consiglieri. Meditate che questo è stato! Abbiamo tutti imparato a memoria questo verso della poesia di Primo Levi. Forse sarebbe bene che un assessore all’Istruzione lo ricordi”, conclude Giuseppe Pan.

Lorenzoni: “non è condivisibile nessuna forma di censura personale – chiarisce il portavoce delle minoranze – l’articolo 21 della Costituzione rimane una stella polare. Tuttavia, il problema è altrove: non possiamo, soprattutto se abbiamo responsabilità amministrative, avere posizioni equivoche verso regimi dittatoriali o espressamente contrari alla democrazia e alla libertà delle persone”. Martedì prossimo a Venezia è programmato il confronto in sede assembleare: sarebbero di fatto già esclusi provvedimenti da parte della Giunta nei confronti della criticata componente della squadra di governo regionale.