Nascite, un nuovo modello per l’area materno-infantile. Dal pre-concepimento all’età pre scolare

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Modello gestionale ed organizzativo dell’area materno – infantile: dal pre-concezionale all’età prescolare del nato. Questo il nome completo del “sistema” con cui la Regione Veneto metterà in campo una serie di azioni strutturate da un lato volte a supportare le coppie e le famiglie a concepire, far nascere e crescere figli e dall’altro ad agire per garantire la salute e il miglior sviluppo possibile ai bambini. Un nuovo modello che intende dare attuazione a quanto previsto dal Piano socio sanitario regionale 2019-2023 sulla salute della donna e del bambino. 

“In Regione già sussistono percorsi virtuosi che vanno dalla qualità persistente di parte della rete per le gravide e le nascite e di altre reti specialistiche come quelle per le malattie genetiche rare, interventi su specifici problemi, percorsi anche innovativi, come l’affidamento di gravide a bassissimo rischio alle ostetriche, che tutte portano comunque ad esiti in salute del nato assolutamente di buon livello, come testimoniato dai tassi di mortalità neonatale infantile, di mortalità materna e di cesareo”, dice l’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin.

L’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin

Ed è appunto per rendere ancora più performante il sistema è stato individuato un nuovo modello che va dal pre-concepimento fino all’età prescolare del nato e che si articola in 16 punti che prevedono, tra le varie azioni, il miglioramento del supporto attivo alle famiglie, l’implementazione dei percorsi a basso rischio ostetrico, la rivalutazione del sistema di trasporto neonatale, la creazione di un registro malformazioni congenite, un percorso disordini dello sviluppo e diagnosi precoce delle sindromi autistiche, il follow up neonati prematuri e ad alto rischio e un’estensione dei programmi di visite domiciliari. 

UN PO’ DI NUMERI.  La rete dei punti nascita in Veneto si articola in 34 punti nascita distribuiti sull’intera Regione e la quasi totalità dei parti avviene presso una di queste strutture pubbliche o private convenzionate. La distribuzione dei parti per punto nascita risulta diversa rispetto al 2019 a causa degli effetti organizzativi legati alla pandemia.

L’anno 2020, con i suoi 32.055 parti e 32.493 nati, conferma il trend decrescente delle nascite, registrando il 2,5% in meno di nati rispetto allo scorso anno e un terzo in meno rispetto al 2008. L’età media al parto è di 32,2 anni, in lieve aumento rispetto all’anno precedente; la percentuale di parti da donne con 35 anni e più è cresciuta nell’ultimo ventennio fino a raggiungere il valore complessivo attuale del 34% ed è più che raddoppiata la quota di parti per la fascia d’età 40-44 anni.

Oltre il 65% delle madri svolge un’attività lavorativa, mentre una donna su cinque è casalinga, il 12,4% è disoccupata e lo 0,9% è studentessa. Permane un divario tra italiane e straniere con percentuali maggiori di svantaggio sociale per quest’ultime. Mediamente nel corso della gravidanza le donne hanno effettuato circa 7 visite e oltre la metà (64%) esegue la prima visita entro le prime 8 settimane di gravidanza. Solo lo 0,2% non esegue alcuna visita e il 12,5% posticipa il primo controllo oltre l’11a settimana. L’analisi temporale conferma una riduzione sia delle donne che effettuano un numero inferiore a 4 di accertamenti sia di quelle che effettuano tardivamente la prima visita, tanto per le italiane quanto per le straniere.

In media le donne si sottopongono a circa 5 controlli ecografici, lo 0,2% non effettua alcun controllo. La percentuale di donne che si sottopone ad indagini invasive è in ulteriore calo rispetto all’anno precedente, fino all’attuale 7,5%. 5 – Il 55,1% dei parti avviene in seguito a travaglio spontaneo, mentre il 28,7% dei parti vaginali è indotto farmacologicamente. Nel 43,3% dei parti vaginali è stata utilizzata almeno una metodica per il controllo del dolore. In quasi il 58% dei casi si è trattato di una metodica farmacologica. In Veneto la quota di cesarei è progressivamente diminuita dal 2010 al 2014, per poi stabilizzarsi attorno al 25%. La percentuale dei cesarei calcolati su donne non precesarizzate (cesarei primari) è del 18%.