Peste suina, pronto il nuovo piano di prevenzione, si punta al depopolamento dei cinghiali

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E’ pronto il piano di prevenzione per bloccare la peste suina africana, dopo un lungo lavoro e attente valutazioni la Regione Veneto ha dato il via libera al nuovo ordinamento che mira a bloccare la diffusione del virus negli allevamenti di maiali. I cinghiali rimarranno sotto sorveglianza, ma inevitabilmente subiranno un depopolamento tramite abbattimento. E’ uno dei punti principali su cui si è discusso e le associazioni di categoria hanno fortemente voluto per consentire un rallentamento delle infezioni. A rischio ci sono circa 800 mila suini sparsi in oltre 1470 imprese venete.

Depopolamento, eradicazione, sorveglianza passiva e analisi del rischio. Sono queste
le quattro principali direttrici sulle quali il Veneto intende puntare per la gestione e il
controllo della peste suina africana, diffusa anche attraverso un numero troppo elevato
di animali selvatici presenti sul territorio. Il Piano definito dalla Regione ha come
obbiettivi la salvaguardia della sanità animale e la tutela del patrimonio suinicolo
regionale e nazionale”. Queste le dichiarazioni dell’Assessore alla caccia della Regione Veneto, Cristiano Corazzari.

Coldiretti accoglie con soddisfazione il nuovo piano di controllo dei cinghiali 2022-2027 riformulato dalla Regione del Veneto in considerazione dell’emergenza Peste Suina Africana (PSA). “Il testo presenta significative novità – commenta il Direttore Marina Montedoroche accolgono le nostre sollecitazioni rispetto alla richiesta di una maggiore efficacia del controllo della specie invasiva”.

Dobbiamo ricordare che la funzione dei selecontrolli – prosegue Marina Montedoro – ha tutti i caratteri della pubblica utilità a tutela del cittadino. La loro azione non è quella di mera caccia, ma di  prevenzione di un grave problema sociale, ambientate e economico che purtroppo oggi ha assunto anche i connotati del rischio sanitario. Un’attività di monitoraggio farà finalmente luce sulla consistenza del fenomeno – conclude Coldiretti Veneto – che interessa non solo le campagne, con danni e rischio idrogeologico, ma anche i centri abitati con pericoli continui per i cittadini per i possibili attacchi da parte dei cinghiali, per gli incidenti stradali anche mortali che provocano, senza dimenticare che i cinghiali possono essere veicolo di trasmissione di malattie ed epizoozie quali la PSA che mettono a repentaglio il patrimonio suinicolo regionale che consta, considerando i soli allevamenti specializzati di 1470 imprese con più di 800 mila capi in allevamento per la maggior parte destinati alla produzione di prodotti a denominazione di origine”.