Spv, 54mln per compensare i mancati introiti. Zanoni: “Veneti cornuti e mazziati”. La Regione: “Debiti previsti”

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24 milioni di euro nel 2023, 15,7 milioni nel 2024 e 14,1 milioni nel 2025, per un totale di 54 milioni di euro in tre anni. Queste le somme messe a bilancio previsionale dalla Giunta Regionale del Veneto per gli anni 2023-2025 quali spese per la Superstrada Pedemontana Veneta. Sono state illustrate giovedì scorso dalla Giunta regionale in Seconda commissione.

Numeri contro i quali si scaglia il consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni. “Dunque, cominciano i prelievi dalle tasche dei cittadini per pagare i mancati introiti della Superstrada Pedemontana”.

Zanoni: “opera-vampiro”
Il consigliere regionale di opposizione poi spiega: “La Spv si dimostra e si conferma come grande opera ‘vampiro’ a livello nazionale. Dopo i 300 milioni imposti da Zaia nel 2017, con conseguenti tagli soprattutto a danno della sanità veneta, adesso arriva un’altra mazzata da 54 milioni di euro a causa delle previsioni sugli insufficienti introiti derivanti dai pedaggi. Un’infrastruttura amarissima per i veneti, ‘cornuti e mazziati’. Prima sono state abrogate tutte le esenzioni per i residenti, poi il prelievo sanguinoso dalla sanità e ora questo ulteriore salasso, per coprire i buchi di una convenzione che ha portato il rischio di impresa nella casa dei veneti garantendo ugualmente un canone fisso al privato”.
“Un motivo in più – conclude Zanoni – per votare contro questo bilancio che genererà una riduzione del 14,9% delle risorse per quasi tutti i capitoli di spesa, sanità compresa”.

Sulle affermazioni di Zanoni la maggioranza in Regione fa intervenire i suoi gli uffici tecnici, che spiegano che i costi per la Regione del funzionamento dell’infrastruttura erano già stati “previsti, commentati e resi ampiamente noti nel 2017, al momento dell’approvazione della rimodulazione della concessione con il concessionario”.

La ricostruzione degli uffici regionali
Gli uffici regionali passano quindi a ricordare quanto avvenuto. “La Regione è intervenuta al termine della gestione commissariale dell’opera – scrive la Regione in una nota – per cercare di portare a termine la nuova strada, fortemente voluta dal territorio, che all’epoca era stata realizzata per il 25%. Nelle trattative la Regione ha ottenuto la riduzione dei ricavi del concessionario nei 39 anni di oltre 10 miliardi di euro e nel contempo ha concesso un contributo aggiuntivo di 300 milioni di euro per rendere l’opera bancabile. I ricavi da pedaggio vengono incassati dalla Regione e si paga un canone di disponibilità al concessionario. A regime le stime confermano che le entrate dei pedaggi parificheranno il costo del canone e nei 39 anni della durata della concessione il saldo sarà positivo. Al momento dell’approvazione in Consiglio regionale nel 2017 era stato ampiamente argomentato a tutti i consiglieri che tuttavia i primi dieci anni sarebbero stati in perdita per il normale e prevedibile avvio dell’utilizzo dell’infrastruttura, così detto rump-up, consegnando proprio la tabella della professoressa della Bocconi, Veronica Vecchi, che oggi è tornata alla ribalta”.

“Quindi – continua la nota dei responsabili tecnici in Regione – nella proposta di bilancio regionale è prevista unicamente la perdita, non preventivabile allora, derivante dalla mancata ultimazione dell’attacco di Pedemontana alla A4 a Montecchio Maggiore, lavori condotti dalla società Brescia-Padova fortemente in ritardo. Da sottolineare che gli stessi erano iniziati molto prima di Pedemontana Veneta. Va ricordato che la Regione ha perseguito ogni via possibile al fine di completare le opere in tempi compatibili con l’apertura di Pedemontana, anche proponendosi come realizzatore diretto. Purtroppo non è stata accolta la proposta con conseguente perdita annua di flussi di traffico e relative entrate, stimata in circa il 13%. Per il 2023 la società Brescia-Padova ha comunicato che sta lavorando per concludere il tutto entro luglio del prossimo anno”.
“Le condizioni – conclude la nota – erano pertanto tutte pubblicamente note. Non si può far finta di ignorarle rispetto all’interesse, nel 2017, di mandare avanti l’opera (opera che, diversamente, avrebbe rischiato di essere bloccata con un enorme danno ambientale), e poi strumentalmente porre l’accento sul tema quando oramai Pedemontana è ultimata”.