Tragedia sulla Marmolada: i nomi delle 4 vittime vicentine accertate finora – NUOVI VIDEO

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Ore 14,30 – Saliti a sette i corpi recuperati dai soccorritori. Lo comunica l’Ansa, che informa anche quattro persone ritenute disperse nel crollo sono state invece rintracciate e sono in salvo. Il conteggio dei dispersi dunque scende a 15.
Otto i feriti, di cui due in gravi condizioni, mentre quattro dei sette morti per ora accertati sono stati identificati. Si tratta di tre italiani, tra cui due guide alpine della provincia di Vicenza e di quella di Treviso.
Diffusi i nomi delle vittime vicentine finora identificate: la provincia berica al momento è quella con il più alto numero di deceduti. Ecco i nomi: Paolo Dani, 52 anni, conosciutissima guida alpina di Valdagno; Filippo Bari, 27enne di Malo, sposato, padre di un bambino di 4 anni; Tommaso Carollo, manager di 48 anni di Thiene; Davide Miotti, 51 anni, guida alpina, titolare del negozio “Su e giù sport” a Tezze sul Brenta (dispersa la moglie Erica Campagnaro). All’appello mancherebbe anche un altro vicentino. La maggior parte dei dispersi sono italiani, ma ci sono anche alcuni stranieri.
Fra i feriti, due vicentini: Alessandra de Camilli, 51enne di Como residente a Schio, ricoverata in reparto all’ospedale Santa Chiara di Trento e non in pericolo di vita, e un 27enne di Barbarano Mossano, che subito era stato portato in ospedale a Cavalese e poi è stato trasferito al Santa Chiara di Trento. Secondo quanto ricostruito, Bari e Dani erano in cordata assieme, con loro almeno altre due tre persone, fra le quali il 27enne di Barbarano Mossano che avrebbe raccontato con chi era assieme sul ghiacciaio.

ORE 12 – E’ arrivata la temuta conferma per la prima vittima vicentina: il corpo di Filippo Bari, il 27enne maladense che non ha più dato notizie di sè ai familiari dopo aver inviato un’immagine selfie da sotto il ghiacciaio, è stato riconosciuto dai parenti saliti a Canazei. Filippo, giovane papà di un bimbo di 4 anni e dipendente di una ferramenta, è una delle quattro persone identificate stamattina. Un triste notizia che colpisce nel cuore non solo la comunità maladense ma anche quella vicina di Isola Vicentina, dove Filippo era cresciuto e dove risiede la famiglia di origine.

ORE 9.30 – Tra i 20 dispersi della tragedia in Marmolada si contano 4 escursionisti vicentini. E’ emerso solo ieri sera, dopo la prima fase di ricerche e di salvataggio dei feriti, oltre che di recupero delle 6 vittime fin qui accertate. Sarebbero 9 invece i feriti trasportati negli ospedali di Trento e Belluno, due dei quali in gravi condizioni e in pericolo di vita, mentre un’altra ventina di alpinisti sono stati “risparmiati” dalla valanga anomala per pochi metri, evacuati dai soccorritori visto il pericolo di nuovi cedimenti.

Tutti sono stati travolti dal distacco di parte del ghiacciaio nella zona denominata Punta Rocca, ai confini tra Veneto e Trentino sulle Dolomiti. A causare la tragedia sarebbe stato il fattore termico, una temperatura salita oltre i 10 gradi sulla sommità della Marmolada, valore oltre la media per una quota di 3.300 mila metri. Si è registrato alle 13.30 di ieri un boato e, nell’arco di una decina di secondi, il fiume di ghiaccio e detriti staccatosi dalla cima del ghiacciaio stesso che si subito trasformato un una trappola mortale.

vicentini dispersi sarebbero un 27enne di Malo, Filippo Bari il suo nome, papà di un bimbo di 4, una coppia di Belvedere di Tezze sul Brenta – composta da Davide Miotti e la compagna Erica Campagnaro, padovana di origine – e il valdagnese Paolo Dani, anche lui guida alpina. Si cerca anche una coppia di Pergine Valsugana. Alla quindicina di nomi che mancavano all’appello ieri sera se ne sono aggiunti altri 5  secondo l’aggiornamento di lunedì mattina, tra questi anche quello di un bambino di 9 anni, di cui non si conosce il destino al pari dei genitori. Un giovane uomo del Bassovicentino e una donna di Schio invece sarebbe tra i ricoverati negli ospedali.

Tra le vittime e i feriti ci sono sia cittadini italiani che stranieri, di nazionalità ancora non resa nota dalle autorità e dall’assessore della Regione Veneto Gianpaolo Bottacin. Si trovavano domenica sulla via di salita normale suddivisi in diverse cordate. Secondo gli esperti della montagna non si sarebbe trattato di una vera e propria valanga di neve, ma del distacco di blocchi di ghiaccio – un seracco in termini tecnici – che ha portato con loro pietre e sassi in frana, travolgendo qualunque cosa verso valle per centinaia di metri. Sono riprese stamattina le ricerche aeree con elicotteri e droni, vista l’alta pericolosità dell’area per la possibilità di distacchi di altre centinaia di metri cubi di ghiaccio.

Le salme dei 6 alpinisti recuperate dai soccorritori sono state trasportate ieri nel tardo pomeriggio via cielo allo stadio del ghiaccio di Canazei, dove si è deciso di allestire una camera ardente e uno spazio di accoglienza per i parenti: risulta ancora in corso in queste ore l’identificazione dei corpi. Almeno tre gli italiani e uno straniero, della Repubblica Ceca. Un’operazione tutt’altro che agevole, viste le condizioni dei cadaveri secondo quanto riferito dai soccorritori. Riguardo i sopravvissuti tutti sono stati messi in salvo ieri e raccolte le loro testimonianze dirette, prima di concedere il nulla osta per il rientro a casa. Alle 12 di oggi è in programma a Canazei una conferenza stampa con presidenti il premier italiano Mario Draghi e il presidente della Regione Veneto Luca Zaia oltre ai vertici della Protezione Civile.