Bufera sulla vignetta provocatoria postata sui social (poi rimossa). Berlato: “io la vittima”

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A sinistra la vignetta "spinosa" e a destra un primo piano del consigliere regionale Sergio Berlato

Scoppia proprio nel giorno di Natale una polemica rovente con protagonista Sergio Berlato, futuro eurodeputato per subentro iscritto nelle liste del partito Fratelli d’Italia, sin dagli albori della sua carriera politica strenuo portavoce della lobby dei cacciatori e spesso per questo bersagliato da attivisti animalisti e ambientalisti. Una vignetta postata sul suo profilo Facebook pochi minuti dopo la mezzanotte del 25 dicembre, da più parti definita nel migliore dei casi di cattivo gusto, ha scatenato ondate di critiche e messaggi di sdegno. Nel disegno, dal sarcasmo discutibile e salito alla ribalta nazionale, si vede una donna su un lettino nel corso di una visita ginecologica. Accuse di discriminazione di stampo sessista sono piovute da più ambiti, travalicando i confini del Veneto e facendo della vignetta incriminata uno spinoso tema d’attualità che appare sui principali media nazionali.

Per il politico di Marano Vicentino, attualmente consigliere regionale in Veneto e a breve subentrante al Parlamento Europeo per gli affetti della “Brexit”, si è aperta un’arena di polemiche tutt’ora in corso dopo la pubblicazione del post nel giorno di Natale, quindi mercoledì scorso. Da evidenziare che dalla scorsa estate Berlato è stato eletto al vertice dell’Associazione Cacciatori Veneti, bacino elettorale consolidato del politico vicentino.

Una posizione, quella a favore dei praticanti dell’attività venatoria, che lo ha esposto in passato a critiche e talora a invettive da parte degli animalisti, a cui in uno slancio incontrollato Berlato ha replicato con una vignetta satirica – poi scomparsa dal suo profilo pubblico – dai contenuti dai più ritenuti volgari, e provocatori, con dedica “a tutte le signorine animaliste e vegane“. Che si tratti di un clamoroso autogol, offensivo verso tutte le donne, lo indica la successiva scelta di cancellarlo a distanza di molte ore. Nei commenti dei naviganti del web, poi, un compendio di offese e minacce perfino di morte che potrebbero dare vita ad altri capitoli giudiziari. Lavoro extra assicurato per avvocati e giudici.

“Il suo intervento è vergognosamente disastroso – ha commentato la senatrice di sinistra Daniele Sbrollini (Italia Viva) – Se aveva bisogno di rispondere a qualche attacco ha scelto il modo peggiore. E’ scaduto nel sessismo. Un atteggiamento deprecabile in generale. Inqualificabile in un uomo delle istituzioni. Ha offeso tutte le donne, si è dimostrato di pessimo gusto”. La collega di consiglio Cristina Guarda rimprovera il “vicino” di seggio: “Come veneta, come donna, come essere umano, mi sento profondamente delusa nel vedere un collega perdere l’occasione di fare la differenza per il Bene Comune, limitandosi a creare solo pericolose differenze. Stop alle offese contro le donne, Berlato si scusi: non contraddica i doveri di un buon politico e buon cristiano”.

Da Roma la proposta di sottoscrizione di un esposto, su iniziativa di Rinaldo Sidoli, Alleanza Popolare Ecologista (Ape). “Presenteremo a breve un esposto, – spiega il portavoce – alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma per il reato di diffamazione, che potrà essere sottoscritto da tutte le donne che si sono sentite offese e diffamate”. Sul piano nazionale, crudo commento su twitter di Alessia Morani, deputato del Partito Democratico e sottosegretario nel Ministero allo Sviluppo Economico: “Quanta pena fa questo consigliere regionale di Fratelli d’Italia. Fossi la Meloni mi vergognerei profondamente ad avere questi personaggi nel partito”.

All’indomani del post e soprattutto del diluvio di critiche, il politico vicentino ha rimosso l’immagine e pubblicato un testo per spiegare i retroscena e giustificare la sua uscita dai binari della comunicazione diplomatica. Non si tratta, però, di una lettera di scuse, affatto. “Sono io la vera vittima, e anche la mia famiglia, per insulti e minacce degli animalisti – si legge nella tarda serata del 26 dicembre – che mi hanno pesantemente aggredito sui social per il solo fatto di essere un appassionato cacciatore. Anziché denunciare alle autorità competenti autori e autrici di questi misfatti per diffamazione aggravata e minacce, ho preferito ridicolizzarli con una vignetta, non di mia produzione ma reperibile sul web, rivolgendomi non ad animaliste che rispetto, pur avendo convinzioni molto diverse dalle loro, ma solo a quelle che hanno ritenuto di farmi gratuitamente e reiteratamente dono dei loro inaccettabili insulti e delle loro gravi minacce, anche di morte”.

Dopo il punto di vista espresso a chiare lettere, altrettanto chiare le intenzioni future. “Sarà mia cura ora rivolgermi alla Procura della Repubblica per veder tutelata la mia onorabilità assieme a quella dei miei famigliari. La mia fedina penale è perfettamente pulita e la mia credibilità personale e la mia correttezza sono attestate anche dal consenso che mi viene ripetutamente dimostrato dai miei numerosissimi elettori. Saranno le autorità competenti a verificare chi veramente abbia oltrepassato i limiti della legalità e della decenza“. E il giorno dopo, Berlato precisa: “Ho eliminato il post delle ragnatele solo per evitare squallide strumentalizzazioni a danno del partito”, confermando di aver già dato mandato ai suoi legali di formalizzare le querele.