Cinque spari nella notte verso l’abitazione dell’ex direttore del Giornale di Vicenza

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Nel riquadro (foto tratta da Zeroconfini) il giornalista Ario Gervasutti

Cinque spari diretti verso l’abitazione di Ario Gervasutti, a lungo direttore del Giornale di Vicenza fino al 2016. E’ accaduto intorno alle 2 di stanotte a Padova, in zona Chiesanuova, dove il giornalista vive e risiede con la famiglia. Lo si apprende dall’edizione odierna del Gazzettino, testata per cui lavora da quasi due anni il cronista, vittima di quella che assume tutti i contorni di un’intimidazione, se non di un vero e proprio attentato. Tre colpi avrebbero raggiunto una stanza da letto, dove dormivano i due figli, altri due si sarebbero conficcati nel muro esterno dello stabile. Immediata la reazione sdegnata delle forze politiche e dei media locali e nazionali.

Tra questi spicca il commento del governatore  Luca Zaia. “E’ un episodio gravissimo, che va condannato senza se e senza ma, acuito dal fatto che la minaccia contro un giornalista significa di conseguenza un attacco contro opinioni ed idee. La mia piena e completa solidarietà al cronista Ario Gervasutti e naturalmente alla sua famiglia. Sono intollerabili fatti del genere che purtroppo riportano alla mente anni bui della nostra Repubblica. A lui la vicinanza mia e delle istituzioni della Regione del Veneto”. Anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini si è espresso sul grave episodio, assicurando il massimo sforzo per l’individuazioni degli autori del blitz armato.

Sul posto la polizia scientifica per i rilievi insieme ai carabinieri di Padova, indagini subito avviate per risalire ai responsabili di un gesto che mina la libertà di espressione degli organi di stampa e mette in pericolo l’incolumità della famiglia dell’ex direttore del quotidiano berico, 55 anni, friulano di nascita ma che ha percorso oltre trent’anni di carriera professionale quasi esclusivamente in Veneto. Da quanto si evince dalla prime dichiarazioni rilasciate dal noto giornalista, alla guida de Il Giornale di Vicenza dal 2010 al 2016, non ci sarebbero stati segnali premonitori: nè minacce nè intimidazioni di qualsiasi natura nei suoi confronti.