Vezzaro: “denuncio l’investitore per tentato omicidio”. Costa: “esprimo addolorate scuse”

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Sullo sfondo il parabrezza della Golf danneggiato dopo l'investimento. Nel riquadro la ferita alla testa di Devis Vezzaro

“Domani – oggi per chi legge – presenterò la denuncia per tentato omicidio nei confronti di chi mi ha deliberatamente investito”. La decisione è stata presa: Devis Vezzaro, con il conforto dei familiari e il supporto del legale dei fiducia, la formalizzerà oggi proprio a Rovigo, dopo aver partecipato all’apertura settimanale del parco nell’ex manicomio di Granzette. Sarà seduto su una carrozzina e sospinto dalla moglie Erika, viste le fratture al gomito destro e al ginocchio che ne immobilizzano in pratica metà del corpo tra gesso e tutore. Sono aumentati a 60 i giorni di prognosi, dopo visite specialistiche accurate, per il ferito che dovrà subire degli interventi ortopedici per ripristinare la piena mobilità degli arti. Intanto stamane spuntano “addolorate scuse” sul blog gestito dall’investitore, un pentimento. fresco di stampa.

E potrebbe affacciarsi proprio sul “luogo del misfatto” – dove sabato è avvenuto l’investimento – anche Roberto Costa, il 70enne rodigino al volante dell’auto della quale spuntano le immagini del parabrezza sfondato nell’impatto con Vezzaro. Nessuna ordinanza restrittiva, infatti, è stata finora emessa nei confronti dell’autore dell’investimento accertato. Da chiarire invece, viste le contrapposte versioni, l’esatta dinamica degli antefatti che hanno risolto – si fa per dire – mesi di diverbi e divergenze di vedute tra i due, con sullo sfondo la struttura sanitaria dismessa nel 1997 che ospitava decine di malati di mente.

Devis Vezzaro è stato dimesso lunedì sera dal reparto ortopedia dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Rovigo a bordo di una carrozzina. Ci dovrà tornare tra una settimana per sottoporsi a operazioni di pulizia delle ferite sulla cute e valutare le tempistiche degli interventi chirurgici necessari. Dopo il rientro a Dueville all’imbrunire, un martedì febbrile per valutare il da farsi e già stamattina in programma il ritorno in Polesine. Le ferite fisiche si rimargineranno con pazienza e cure adeguate ma nella mente rimangono i terribili momenti dell’incidente. “Vivo in uno stato d’ansia continuo – spiega Vezzaro -. Anche nel letto d’ospedale, temevo che Costa potesse presentarsi da un momento all’altro alla porta anche perchè ad oggi nessuno glielo vieta, non esiste nessun provvedimento restrittivo nei suoi confronti. Se prima non ci aspettavamo un gesto simile, adesso abbiamo paura”.

Nemmeno questo disagio scoraggia il curatore della mostra sul dramma di Chernobyl in corso (ultimi giorni per le visite, fino a domenica) a Vicenza, nonchè da alcuni mesi gestore dell’ex manicomio in qualità di presidente di “I luoghi dell’abbandono”. Ogni mercoledì mattina viene aperto al pubblico il parco antistante alla struttura, e vuole essere presente. Stavolta, però, “scortato” da moglie, avvocato e collaboratori, non prima di aver inviato una diffida scritta via raccomandata all’antagonista della vicenda di cronaca: un invito a non entrare nell’area ex manicomiale per i prossimi due anni di concessione affidata all’associazione vicentina. “Voglio stringere la mano personalmente ai cittadini di Rovigo e a chi visita il parco – spiega il vicentino -, non deve essere la mia libertà di muovermi ad essere lesa. Non oltre a quanto ho già subito in termini di danni fisici. Ci sarò, poi mi recherò all’Ulss locale per le pratiche e in Procura per la formalizzare denuncia”.

Intanto spunta un certificato medico esibito via social da Costa, in cui si palesa una contusione lieve ad un orecchio. Un referto datato tre giorni dopo l’episodio. L’investitore – che non nega di aver colpito con la sua auto il rivale – adduce a un presunto pugno definito come “gancio” la causa dell’investimento. Pertanto, secondo questa versione, non voluto e avvenuto per errore. Lo stesso dicasi per la successiva omissione di soccorso, in seguito allo stordimento patito dopo il colpo sferrato da un “prestante” uomo come Vezzaro nei confronti di un “gracile” anziano. I virgolettati sono riportati dalla ricostruzione fornita da Costa. Stato confusionale che non gli avrebbe comunque impedito di salire in auto e recarsi in Questura. In un primo momento sembrava per costituirsi, in realtà – si è saputo dopo a mezzo comunicato stampa sul blog Biancoenero – per una sfilza di denunce nei confronti della stessa vittima dell’investimento.

Ricostruzione dei fatti di parte decisamente smentita da Vezzaro. “Non ho mai alzato le mani su nessuno nemmeno da ragazzino. Nè pugni nè sberle – continua – è tutto falso: la violenza non fa parte della mia indole. E’ tutto inventato per giustificare un gesto tanto pericoloso quanto assurdo. Con il corpo ho sfondato il parabrezza di una Golf e lo possono vedere tutti, non si tratta di un incidente da prima marcia appena ingranata e ricordo che ha rischiato di investire anche il custode dopo di me”.

Proprio sul blog sopracitato, intanto, spuntano a raffica nuove note che riportiamo integralmente: “Martedì 21 agosto. Per il solo fatto di esistere il “manicomio” produce malattia, individuale e sociale, finché non venga sussunto dalla società che si faccia carico di questa tragedia istituzionale “totale” e ne elabori il lutto. Nel caso in questione il manicomio sembra avere prodotto malattia individuale nei confronti di Devis Vezzaro e di Roberto Costa, con esiti tragici fisicamente per il Vezzaro e meno fisici per Costa. Ma ha prodotto anche malattia sociale, chiamata indifferenza totale, delle autorità preposte, Procura, Ulss 5, Comune, Consiglieri, cittadini e paesani, tutti sedati e noncuranti a cui, per citare la Canzone del maggio di Fabrizio de Andrè, si potrebbe invocare: «per quanto voi vi sentiate assolti, siete lo stesso coinvolti».

Rovigo 22 agosto ore 8,20. «Egregio Signor Devis Manuel Vezzaro, a distanza di alcuni giorni ed ancora frastornato dalla vicenda, Le esprimo le mie più sentite e addolorate scuse per l’incidente che le ho provocato e resto a sua disposizione se in qualsiasi modo posso lenire e danni che le ho causato». Roberto Costa