Fiori d’arancio in reparto: coppia si sposa al S. Bortolo. Presenti i figli e i medici-testimoni

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Un doppio sì pronunciato dal cuore, simbolo di un amore genuino e che la sofferenza ha reso più forte di qualsiasi malattia. La cornice di una sala d’ospedale, allestita nel migliore dei modi con tanta luce a illuminarla e i decori degni del “fatidico giorno”, spiega tutto praticamente senza dire niente.

Da inserire in questo quadro, insieme di commozione ma anche di attimi di gioia per un sogno realizzato seppur in condizioni difficili, i due promessi sposi che giovedì si sono uniti in matrimonio a Vicenza, all’interno dei uno dei padiglioni del San Bortolo.

Non capita certo tutti i giorni di celebrare delle nozze in un ospedale, ed è intuibile per chiunque che se ciò accade a monte dell’unione di un uomo e una donna già in età matura – il matrimonio si è celebrato con rito civile – è sottesa una storia particolare. Una vicenda personale in cui il dolore di una seria malattia si è insinuato subdolamente stravolgendo la quotidianità di più di un’esistenza, con tutto quello che comporta. Cure e terapie, necessità di un prolungato ricovero, il timore sul futuro. Ma senza mettere mai in discussione il legame affettivo innalzato sopra ogni altra considerazione e la volontà di suggellarlo con il “libero vincolo” del matrimonio.

Un patto che un uomo e una donna, entrambi vicentini, hanno portato a termine giovedì nel reparto di Ematologia appunto dell’ospedale San Bortolo. Risultano poco importanti i loro nomi e l’esatta provenienza dei neo marito e moglie e perfino la loro età, ciò che conta è si tratta di compagni di vita già da anni, con i due figli grandi ad assistere al magico momento dell’unione. Ciò che conta davvero, semmai, è il loro esempio, il simbolo della forza che un sentimento racchiude a fronte delle avversità della vita.

A officiare la cerimonia celebrata con successo l’ultimo piano dell’edificio due rappresentanti del sindaco del capoluogo berico con tanto di fascia tricolore. Di fronte a loro i novelli sposi con alle loro spalle una “selezionatissima platea”, in ragione del particolare altare laico allestito in ospedale e delle misure di distanziamento sociale: composta dai figli e da due emozionati testimoni, entrambi medici proprio del San Bortolo: la coordinatrice Giulia Cavaliere per lui, il Direttore del reparto di Ematologia dottor Marco Ruggeri per lei.

Vestito grigio scuro, con sgargiante cravatta floreale per lo sposo, paziente in cura nel reparto, un elegantissimo tailleur bianco per la sposa. “Al termine della cerimonia – si spiega in una nota dell’Ulss 8 che ha contribuito alla realizzazione dell’evento – condotta in osservanza delle norme anti-Covid, si è festeggiato con un brindisi, offerto dalla Direzione Medica. Agli sposi va l’augurio di tutto il personale dell’Ematologia, in rappresentanza degli operatori del San Bortolo, con il sincero auspicio rivolto allo sposo di vincere la battaglia, per tornare dalla moglie con cui condividere una lunga vita assieme“.