Maltrattamenti e abusi sulle figlie minori: condanna di 8 anni a un operaio vicentino

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Prima i maltrattamenti in vesti di padre (e marito) padrone, poi la violenza sessuale nei confronti delle figlie minorenni, poco più che bambine. Una sentenza della Corte d’Appello di Venezia ha certificato un dramma che si è consumato per anni nel Vicentino in una famiglia composta da un operaio oggi 50enne, la moglie e le tre figlie, frutto della loro unione. Due di queste, le più grandi, sarebbero state oggetto di attenzioni morbose da parte dell’uomo, fino a sfociare in agghiaccianti abusi sulle ragazze in tenera età, tra il 2015 e il 2016. Entrambe non hanno ancora raggiunto la maggiore età, mentre una terza sorella minore sarebbe stata risparmiata dagli atti tanto illeciti quanto riprovevoli. La vicenda giudiziaria, seguita nel dettaglio dal Giornale di Vicenza, implica una condanna a 7 anni e 9 mesi e un risarcimento da 350 mila euro, oltre all’obbligo di mantenimento.

Una storia di violenza in ambito domestico dai contorni agghiaccianti, che si protraeva da una decina d’anni fino all’allontanamento del capofamiglia nell’estate del 2016, una volta scoperta la condotta del “padre”. Nomi e informazioni sensibili riguardo le persone adulte citate rimangono riservati per non rendere riconoscibili i minori coinvolti nella vicenda. Nel corso del tempo l’uomo avrebbe dato vita a una sorta di escalation di aggressività e comportamenti ossessivi nei confronti delle donne con le quali condivideva la residenza. Violenze di natura psicologica e fisica che si sono protratte fino a una recrudescenza tale dal passare a concreti abusi sessuali nei confronti delle minorenni, negli ultimi mesi, i cui dettagli sono stati raccolti e valutati da inquirenti e giudici nel corse degli interrogatori, fino ai due gradi di giudizio finora intrapresi e conclusi sul piano penale.

La trafila giudiziaria potrebbe non concludersi qui, nell’eventualità di un ricorso in Cassazione. In tal caso si dovrà attendere fino alla terza e ultima sentenza prima di poter definire come “mostro” un padre snaturato verso il quale le accuse sono pesantissime, oltre che fin qui confermate dalle condanne messe nero su bianco dalla magistratura.