Obbligo vaccinale, l’ordine degli infermieri prende posizione. “Provvedimento corretto”

Alcune infermiere in reparto Covid al San Bortolo durante il periodo pasquale

L’obbligo vaccinale sancito dal Governo con il decreto legge in vigore dal 1 aprile, è ritenuto “corretto e proporzionato” dall’associazione provinciale berica che riunisce le professioni infermieristiche. A prendere posizione è Stefano Bigarella, vicepresidente della sigla Opi, attraverso un comunicato stampa diffuso giovedì che sembra valere le come pietra tombale sulle discussioni e polemiche – anche interne – sul tema della libera adesione alla campagna vaccinale per gli operatori della sanità.

La definizione dello status di persona vaccinata o in corso di immunizzazione viene pertanto ritenuta “requisito essenziale per l’esercizio della professione infermieristica”. Per chi lavora in questo settore si tratta in altre parole di un imperativo categorico, e andrà assolto al massimo entro il 31 dicembre del 2021. O prima, per esempio se la campagna nazionale in corso dovesse concludersi (come in tanti auspicano) entro l’estate. Nessuna alternativa disponibile, ad oggi, per chi esercita l’obiezione in questo ambito. Salvo le note comprovate esigenze di salute.

“Come Opi di Vicenza, Ordine delle professioni infermieristiche, ente sussidiario dello Stato, con una particolare attenzione alla salvaguardia della salute dei cittadini, riteniamo corretto e proporzionato questo provvedimento. In primis – spiega Bigarella in vesti di portavoce – perché tiene in considerazione chi per reali ragioni di salute non può essere sottoposto a vaccinazione. Inoltre, perché l’eventuale sospensione dal diritto di svolgere prestazioni che implicano contatti interpersonali, è da ritenersi valida fino a quando verrà assolto l’obbligo vaccinale o in mancanza fino al completamento della campagna nazionale. E comunque non oltre il 31 dicembre di quest’anno”.

Al momento i dati certi e definitivi languono sia su scala nazionale che per quanto riguarda infermieri e “dintorni” per la sola provincia di Vicenza. Ma non appena si completeranno le residue seconde dosi e la quota di indecisi si esprimerà si potrà ragionare su numeri e percentuali di adesione. “Non ci è dato di sapere quanti dei 6 mila nostri iscritti si siano finora vaccinati – prosegue il vicepresidente Opi -, ma siamo certi che i pochissimi colleghi che non lo hanno fatto, di fronte all’evidenza torneranno sulle proprie decisioni. È bene precisare che, come prevede la circolare del Ministero della Salute, i colleghi che si sono ammalati di Covid nelle corsie svolgendo il proprio lavoro verranno vaccinati con un’unica dose, in un periodo che va dai 3 ai 6 mesi dalla fine del contagio. Inoltre, ci sono colleghi pensionati ma iscritti all’ordine e i liberi professionisti senza priorità vaccinale”.

Introducendo il tema iniziale, il riferimento a una “pietra tombale sull’argomento si ricava dalle parole conclusive. “Riteniamo perfino inutile parlare di deontologia ed etica a chi ha deciso di occuparsi per professione di propri simili nel momento in cui questi versano in situazioni di fragilità dal punto di vista della salute. Piuttosto, vorrei ringraziare i colleghi ed in particolare i più giovani che con il loro percorso universitario ed umano, fatto di impegno, disciplina e coscienza, ci permettono di portare avanti questa meravigliosa professione, che non sempre viene premiata come dovrebbe essere”.