Cane brutalmente ucciso nella cava. Un anno dopo arriva la condanna: sospesa

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La condanna per aver barbaramente ucciso la sua cucciola di pitbull è stata fissata in 6 mesi di reclusione, commutati una multa da 6.750 euro. Con pena sospesa per un lasso di tempo di cinque anni, al termine del quale sarà considerata estinta. Il proprietario del cane rinvenuto cadavere in un bacino artificiale di una cava a Sandrigo, circa un anno fa, è stato ritenuto colpevole dal Tribunale ma, di fatto, non varcherà la soglia di una cella nè sborserà un euro, salvo reiterazione del reato. Per A.P. – il nome completo non è stato reso noto -, un uomo di circa 30 anni residente a Lusiana Conco, rimane forse solo rimorso di aver ammazzato in maniera brutale il proprio animale domestico: legandogli un sasso al collo e gettandolo in acqua, dopo averlo percosso con violenza.

Una macabra usanza del secolo scorso, adottata in passato per “liberarsi” di animali ritenuti scomodi e del cui retaggio si era ormai persa la memoria. L’obiettivo, probabilmente, consisteva nel non lasciare traccia del corpo della cucciola, di età apparente di circa 18 mesi, destinato a rimanere sul fondo del laghetto. Il prosciugarsi del bacino, al contrario, ha fatto affiorare dall’acqua il cadavere tra le pietre e gli arbusti: era già in avanzato stato di composizione, quando fu individuato da alcuni operai al lavoro nella cava di via Astico.

Il ritrovamento della carcassa avvenne ai primi di marzo del 2018 e il caso suscitò scalpore nel Vicentino, in particolare negli ambienti fedeli alla causa animalista. Ma, ad indignarsi, furono tutti i cittadini e i lettori della stampa quotidiana una volta appresa la notizia, corroborate dalle crude immagini della povera femmina riversa zampe all’aria.

Le successive e accurate indagini affidate ai carabinieri della stazione di Sandrigo hanno permesso di rintracciare il proprietario del cane, inchiodato alle sue responsabilità di fronte al giudice. Il ritrovamento del microchip e le analisi degli spostamenti del vicentino avrebbero chiuso il cerchio senza possibilità di errore, identificando l’artefice del gesto brutale. Il reato per cui è stato condannato consiste in “uccisione di animali“, contemplato nel codice penale all’articolo 544-bis, e prevede una pena da 4 mesi a 2 anni.