Sanità, per i sindacati situazione da codice rosso: “Mancano 1.300 medici”

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Da sinistra Cristiana Penon (FVM), Giulia Miglioranza (FP Cgil), D'Emanuele Scarparo (Uil FPL)

Una situazione da “codice rosso” per la sanità del Veneto. Con condizioni quasi da “collasso”, come quella del Pronto Soccorso di Santorso. É quella che denunciano i sindacati, che questa mattina hanno organizzato nei principali presidi ospedalieri della regione una serie di assemblee di due ore. Nella provincia berica i lavoratori del comparto si sono riuniti questa mattina ad inizio turno negli ospedali di Vicenza, Santorso e Bassano. Al centro della discussione, l’enorme problema della carenza di personale, del taglio di posti letto nelle strutture pubbliche e delle crescenti difficoltà da parte dei sanitari di far fronte a carichi di lavoro sempre più insostenibili. Al termine delle assemblee è stato dichiarato lo stato di agitazione.

Nella sede della Cgil vicentina si sono riuniti di fronte alla stampa i rappresentanti delle sigle coinvolte, tra cui AANAO ASSOMED (intersindacale dirigenza medica), AAROI (anestesisti e rianimatori) , FP Cgil e Uil FPL, FVM (federazione veterinari e medici). “Chiediamo alla Regione di aprire una discussione seria. Servono assunzioni straordinarie per far fronte ad una carenza di personale ormai insostenibile. Anche il turnover è un problema, perché in alcuni contesti è previsto, in altri no. E comunque sempre molto a rilento, visto che si programma ogni tre mesi “, spiega Giulia Miglioranza della Fp Cgil. “L’ultimo caso di emergenza è quello del pronto soccorso di Santorso, dove i medici presenti sono già al 50% del numero necessario e dove è stato annunciato che nel turno di notte sarà presente un solo medico per tutto il reparto e due nel corso della giornata, a fronte di più di 200 pazienti che accedono quotidianamente”.

“Oggi da tutto il Veneto parte un forte grido nei confronti della Regione”, dice D’Emanuele Scarparo della Uil FPL. “Nei pronto soccorso del Veneto mancano già 300 medici. In questo senso anche Quota 100 ci preoccupa, nei prossimi tre anni sono pronti ad andare in pensione centinaia di medici, infermieri e personale amministrativo. Se si vuole risolvere il problema richiamando in servizio medici in pensione vuol dire che non c’è nessuno sguardo rivolto al futuro. L’impressione è che si voglia far morire la sanità pubblica del Veneto“.

“L’eccellenza della sanità veneta è dovuta alla professionalità e alla dedizione dei lavoratori a tutti i livelli”, sottolinea Eros Di Bona, della AANAO. “Con le ultime schede ospedaliere verranno a mancare 800 posti letto, per pazienti acuti e cronici. Le criticità sono in crescita, perché la popolazione sta invecchiando, ma non si è fatta nessuna programmazione. Tutto ciò porterà a disservizi per la popolazione”.

Anche i veterinari del servizio pubblico denunciano il dimezzamento delle unità operative sul territorio. “Ci viene chiesta sempre più flessibilità, con la richiesta di estendere i turni di lavoro oltre quanto previsto dal contratto nazionale e di coprire un territorio sempre più vasto”, spiega Cristiana Penon della FVM.

Nei prossimi giorni i sindacati annunciano nuove iniziative di protesta, a partire da Rovigo, dove lunedì 6 maggio sarà presente il presidente della Regione Luca Zaia. “In quell’occasione faremo sentire a Zaia la nostra voce”.

 

Andrea Fasulo