Tesseramento “gonfiato”: rinviati a giudizio a Roma Sergio Berlato e Maria Cristina Caretta

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Sergio Berlato dal 2015 è capogruppo in consiglio regionale Veneto di Fratelli d'Italia

Si deve tornare indietro al Natale del 2011, quando in provincia in vista del congresso dell’allora Popolo della Libertà il partito ebbe un boom di iscritti. Le tessere arrivate nella sede di Roma raggiunsero quota 16mila, su per giù. Un numero così alto (anche rispetto ai numeri degli anni precedenti) che fece insospettire qualcuno e che portò ad un esposto in procura a Vicenza.

Andando a spulciare nelle liste di chi aveva chiesto l’iscrizione al partito di Silvio Berlusconi, saltò fuori che tra i nomi c’erano anche delle persone morte da tempo e altre inconsapevoli di essere tra chi voleva la tessera del Pdl. E, di questi, molti facevano parte dell’associazione Acv (Associazione cacciatori Veneti) guidata da Maria Cristina Caretta. Sia lei che Sergio Berlato, allora vice coordinatore del Pdl provinciale ed eurodeputato (poi è passato a Fratelli d’Italia di cui oggi è capogruppo nel consiglio regionale Veneto) finirono nell’inchiesta aperta dalla procura di Vicenza. Indagine che per competenza è poi passata a Roma.

Ora, a distanza di quasi sei anni dal caso (che provocò un polverone durato mesi nel Vicentino) Berlato, molto vicino ai cacciatori di Acv, e Caretta sono stati chiamati a giudizio diretto con le accuse di falso in scrittura privata e indebito utilizzo dei dati personali. Entrambi hanno sempre sostenuto la loro innocenza. Che ora Berlato ribadisce.

“Finalmente avrò la possibilità di dimostrare la mia assoluta estraneità a qualsiasi ipotesi di illecito che qualcuno ha tentato di addebitarmi sulla questione delle 28 (ventotto) richieste di adesione al Pdl che qualcuno ha infilato in mezzo alle oltre 14mila sottoscritte nell’ottobre del 2011 – scrive il consigliere regionale in un post su Facebook -. La procura della Repubblica di Roma ha fissato la prima udienza il 30 gennaio 2018. Ricordo che al congresso del Pdl potevano votare solo ed esclusivamente le persone fisiche che si recavano al congresso, munite di documento di identità in corso di validità e che quindi non erano ammessi i voti per delega. Ricordo che a quel congresso, tenutosi nel febbraio del 2012, la mia lista ha vinto con il 98 (novantotto) per cento dei voti espressi. Qualcuno ritiene che io avessi bisogno di 28 (ventotto) tessere per vincere il congresso?”.