Fondi pubblici ad associazioni venatorie anche per buffet e cene? Botta e risposta Berlato-Zanoni

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Botta e risposta fra il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Sergio Berlato, e quello del partito Democratico Andrea Zanoni, sulla questione dei fondi pubblici alle “doppiette” venete attraverso le associazioni venatorie. Fra i due – cacciatore uno, animalista l’altro – va avanti da tempo una querelle, in particolare da quando un’inchiesta del settimanale L’Espresso, ha messo in luce come l’associazione dei cacciatori veneti Acv, presieduta da Berlato e che riceve importanti finanziamenti dalla Regione, abbia finanziato a sua volta il partito Fratelli d’Italia con 70 mila euro.

“Ogni anno i cacciatori del Veneto, oltre alle tasse dovute come semplici cittadini, versano oltre 7 milioni di euro in tasse di concessione governativa e quasi 4 milioni di euro in tasse di concessione regionale, soldi con i quali vengono erogati servizi indispensabili alla collettività come scuole, viabilità, sanità, aiuti alle famiglie e alle imprese. È falso quindi affermare che si tolgono soldi alle imprese ed ai cittadini per darli ai cacciatori. È vero l’esatto contrario”. Così Berlato, che spiega: “I 42 mila cacciatori del Veneto versano ogni anno: la tassa di concessione governativa per 173,16 euro per un totale di oltre 7,2 milioni di euro; la tassa di concessione regionale per 84 euro, per un totale di 3,5 milioni di euro; la quota media per accesso Atc/Ca per 200 euro per un totale di 8,4 milioni; la tassa per appostamenti, 55,78 euro per un totale di oltre 557 mila euro. Il totale? 19.758.520 euro. Di questi quasi 20 milioni di euro all’anno versati ogni anno dai cacciatori del Veneto, la Regione restituisce mediamente 200 mila euro per finanziare progetti presentati da tutte le associazioni venatorie del Veneto sulla base di una legge regionale vigente e sulla base di un bando emanato annualmente dalla Giunta regionale”.

Sergio Berlato ad un convegno sulla caccia

“La Giunta – spiega Berlato – verifica preventivamente la qualità dei progetti presentati, volti a sensibilizzare e coinvolgere il mondo venatorio nella lotta al bracconaggio, intensificando le azioni di prevenzione e repressione, aumentare la conoscenza della legislazione in materia costantemente in evoluzione, attuare iniziative concrete per il ripristino e la riqualificazione ambientale. Se i progetti vengono preventivamente approvati, gli stessi ricevono un anticipo del 30% dei costi preventivati, mentre il saldo viene erogato a consuntivo, previa presentazione dettagliata di tutte le pezze giustificative. Per un totale medio annuo di 200 mila euro complessivi, a fronte di un introito della Regione di quasi 20 milioni di euro all’anno”.

“Va ricordato che la Regione eroga alle associazioni dei pescatori, per analoghi progetti, un importo medio che si aggira attorno a 900 mila euro – evidenzia il consigliere regionale -, se poi qualcuno volesse verificare di quanti milioni di euro possono disporre le varie associazioni animal-ambientaliste, sia attraverso la destinazione del 5xmille dell’Irpef che attraverso i contributi pubblici, ci sarebbe da impallidire. Fermo restando che i contributi a tutte associazioni venatorie a cui si riferiscono articoli apparsi sulla stampa risalgono al 2018 e che io sono stato eletto presidente dell’Associazione Cacciatori Veneti nel luglio 2019, anno in cui la stessa associazione non ha percepito dalla Regione neppure un euro – puntualizza Sergio Berlato in conclusione –  è utile ricordare come l’erogazione di queste risorse è stata fatta nel pieno rispetto della legge e per finalità di pubblica utilità”.

A stretto giro di posta arriva la replica di Zanoni. “I conti vanno fatti in modo accurato senza omettere quello che non ci piace: i rinfreschi e i buffet costituiscono solo la punta dell’iceberg, ai contribuenti la caccia costa davvero troppo. Altro che soldi delle associazioni venatorie, sono soldi di tutti i contribuenti veneti”. Questa la replica ai colleghi di Lega e Fratelli d’Italia Gianpiero Possamai e Sergio Berlato, presidenti in carica, rispettivamente, di Federcaccia e Associazione cacciatori veneti.

“È sufficiente – spiega Zanoni – un semplice elenco per capire quanto questa attività, mal sopportata da gran parte della popolazione, pesi sulle tasche dei contribuenti. Assessorato alla caccia e relativo personale, stampa e distribuzione dei tesserini venatori, uffici di caccia provinciali con i relativi addetti, guardie provinciali con autoveicoli e mezzi indispensabili per svolgere l’attività e, ancora, uffici dedicati da ogni questura per il rilascio delle licenze, le commissioni esaminatrici degli aspiranti cacciatori, gli interventi di carabinieri, vigili del fuoco e personale del pronto soccorso per incidenti, abusi, dispersi, ferimenti di caccia. Bisogna poi aggiungere che con le tasse dei cacciatori vengono spese valangate di euro per i ripopolamenti di lepri, fagiani, starne”.

“Già così – prosegue Zanoni – la somma che viene fuori è superiore a quella esibita da Berlato, ma non basta. Adesso dobbiamo pagar loro anche buffet e rinfreschi col pretesto di combattere il bracconaggio: è intollerabile. Trovo risibili le argomentazioni del capogruppo di Fratelli d’Italia su quanto versano le doppiette a Stato e Regione in tasse di concessione: è come se gli automobilisti pretendessero indietro una parte dei soldi del bollo auto. Ho chiesto i documenti di spesa per portare alla luce questi fatti, altrimenti sarebbe passato tutto sotto silenzio come al solito. Perché per gli amici cacciatori Zaia le risorse le trova sempre, senza andare troppo per il sottile. E intanto i bracconieri, contrastati con pizzette e salatini, agiscono indisturbati”.