Inquinamento Pfas, Commissione parlamentare d’inchiesta a Vicenza e Trissino

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Una delegazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti è in missione a Vicenza: ieri ha effettuato un sopralluogo agli impianti della Miteni a Trissino, al centro della vicenda di inquinamento da Pfas, e oggi ha effettuato una serie di audizioni in Prefettura, fra cui quella dell’amministratore delegato Miteni, Antonio Nardone, al fine di fare luce sulla situazione di contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche nelle acque del territorio.

La commissione – formata dai deputati Alessandro Bratti (presidente),Giovanna Palma, Stefano Vignaroli e Alberto Zolezzi, nonché dai senatori Paolo Arrigoni, Giuseppe Compagnone, Paola Nugnes e Laura Puppato – aveva già approvato una relazione sull’inquinamento da Pfas in alcune aree del Veneto l’8 febbraio di quest’anno. In questi due giorni, informa una nota della Prefettura “ha rilevato una forte tensione sociale dovuta ai ritardi negli investimenti per disporre di nuove fonti di approvvigionamento idrico per l’acqua potabile, ma ha verificato altresì un impegno delle istituzioni sul fronte ambientale e sanitario. In sostanza, si è sicuramente di fronte ad un fenomeno di inquinamento molto diffuso nell’area veneta ma riguarda, più in generale, il tema dei cosiddetti ‘interferenti endocrini’ “.

I parlamentari hanno nella due-giorni verificato anche l’attività svolta dalla procura della Repubblica vicentina, con la quale ha annunciato partirà “una stretta collaborazione”, e dai carabinieri del Noe, che stanno svolgendo indagini e approfondimenti definiti “di assoluta importanza”. L’inchiesta procederà ora con le audizioni a Roma del Ministero dell’ambiente, degli assessori regionali all’ambiente e alla sanità del Veneto e dei sindaci di Trissino e di Lonigo.

Durante la visita, durata oltre due ore, allo stabilimento della Miteni, la Commissione ha voluto approfondire tutte le tematiche e in particolare quelle relative alla depurazione degli scarichi e alla bonifica della falda. “E’ stato mostrato sul campo – spiega l’ufficio stampa della Miteni – l’ingente lavoro di analisi e controllo dei terreni che si è svolto con la supervisione di Arpav nelle ultime settimane. Da questi controlli non è emerso nulla di quanto prospettato in merito alla presenza di aree gravemente compromesse o rifiuti interrati all’interno dello stabilimento. Una affermazione che aveva portato i carabinieri ad accusare tutte le proprietà, fino a quella attuale, di essere a conoscenza di una situazione critica e di averla nascosta”.

Nardone ha ribadito ai parlamentari che “la proprietà e gestione attuali non erano a conoscenza di quelle analisi i cui risultati certamente non si trovavano nello stabilimento di Trissino ed erano stati commissionati della precedente proprietà e mai portata conoscenza di quella attuale. L’azienda peraltro ha realizzato nel 2013 campionamenti dei terreni con risultati del tutto diversi da quelli in possesso del Noe”.

L’amministratore delegato questa mattina ha consegnato poi i documenti “che dimostrano come all’inizio degli anni Novanta, l’allora proprietà Mitsubishi avesse provveduto a una profonda bonifica dell’area rimuovendo oltre 300 tonnellate di terreno. Pertanto i terreni interni allo stabilimento sono stati consegnati già vent’anni fa alle proprietà successive bonificati dai rifiuti”. Nardone ha presentato anche i dati sugli scarichi dell’azienda, da cui si rileva che tutte le emissioni rispettano i limiti per le acque potabili. “E’ un atto di grande valore istituzionale – ha affermato – che i parlamentari abbiano deciso di venire a conoscere direttamente la situazione. Una situazione che rispetto ai lavori svolti precedentemente dalla commissione è cambiata anche per una sentenza chiarissima del tribunale Superiore delle acque pubbliche che ha indicato nell’intervento sulle decine di scarichi degli utilizzatori di Pfas la soluzione per affrontare il problema, mentre fino ad oggi ci si è concentrati solo su Miteni che in questa sentenza non è nemmeno citata. Nelle prossime settimane si conosceranno per la prima volta i dati su questi scarichi e dopo le doverose verifiche sono certo che lo scenario attuale e storico sulle cause dell’inquinamento avrà connotati completamente diversi”.

“Questa proprietà di Miteni, subentrata nel 2009 – conclude Nardone – si sta facendo carico della superficialità dovuta a una diversa concezione della produzione che c’era all’inizio della storia industriale dello stabilimento. Abbiamo portato le emissioni ai livelli delle acque potabili e stiamo investendo risorse e persone per controllare e pulire la falda contaminata nel passato, ottenendo un risultato che supera il 99% di abbattimento. Posso affermare che Miteni oggi toglie dall’ambiente ben più Pfas di quanti non ne immetta”.