Polegge sbarca su “Striscia”. In onda un servizio su truffe immobiliari ai danni di stranieri

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Torna alla ribalta sulla rete Mediaset di Canale 5, in prima serata, un fatto che riguarda il territorio del Vicentino. E, stavolta, dopo un recente servizio di Striscia la Notizia – non senza polemiche – con battuta su Bassano del Grappa, tocca proprio al capoluogo berico ospitare una troupe del programma satirico più longevo d’Italia, con l’inviata italo-libica Rajae Bezzaz a “rincorrere” per la città l’artefice di una truffa conclamata.

Le riprese riguarderebbero in particolare l’area a nord di Vicenza, nella frazione di Polegge, con la giovane inviata a inseguire una donna, sospetta ideatrice di una serie di raghiri nel settore immobiliare ai danni di cittadini stranieri in carca di alloggio. Tutto ciò dopo una segnalazione giunta proprio dal Veneto e di cui il Sunia, il sindacato unitario degli inquilini, offre un’anticipazione.

Salvo cambi di palinsesto, il materiale ripreso nei giorni scorsi in città andrà in onda nella serata odierna – mercoledì 17 marzo – dopo il TG5 all’interno del contenitore condotto ora da Gerry Scotti e Francesca Manzini. Stavolta non si assisterà alle scorribande dello storico “ambasciatore” veneto di Striscia in Veneto, Moreno Morello, ma della giovane di origini straniere da ormai 5 anni presenza fisse nel tg satirico.

“Il Sunia di Vicenza – come conferma Mauro Marchi, segretario generale provinciale – ha già segnalato alla Procura della Repubblica nel luglio scorso i fatti indicando il nome della donna vicentina”. Si tratterebbe di una distinta imprenditrice nel settore dei servizi che avrebbe già fatto cadere in un tranello truffaldino decine di extracomunitari, promettendo loro un alloggio in regola in un appartamento e chiedendo subito un anticipo in contanti. Un’insospettabile professionista del settore immobiliare che, al contrario, non si sarebbe fatta scrupoli nel truffare intere famiglie, con figli piccoli e necessità di trovare una sistemazione in città o nell’hinterland.

Il denaro ricevuto come caparra, secondo le informazioni raccolte finora, sistematicamente spariva senza venire mai restituito. Giustificando la pratica come “normale”, a causa della mancata conclusione dell’affare per cause indipendenti dalla volontà degli acquirenti. Vale a dire l’indisponibilità dell’appartamento precedentemente concordato. Condotta gravemente scorretta e per di più spesso a sfavore di soggetti in difficoltà economiche di cui il sindacato berico è stato messo a conoscenza, informando a sua volta le autorità e anche gli organi di stampa. Nel frattempo, però, i casi si erano moltiplicati, con il sindacato a raccogliere le doglianze di altri quattro nuclei familiari di origini africane.