Tre anni fa Vaia: oggi il bostrico sta devastando i boschi colpiti dalla tempesta

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Più che una tempesta, tecnicamente, fu un uragano. Esattamente tre anni fa Vaia, a partire dalle cinque e mezza di pomeriggio, devastava la montagna vicentina e bellunese, dopo tre giorni di piogge che avevano inzuppato i terreni e con raffiche di vento fino a 200 chilometri orari: venti che comunemente si originano solo su acque tropicali o subtropicali del pianeta.

Fu la prima devastante consapevolezza, qui, di cosa può portare il collasso del clima dovuto alle azioni umane: l’ondata di maltempo iniziò il 26 ottobre 2018 ed ebbe il suo culmine la sera del 30. Il fortissimo vento caldo di scirocco ha provocato lo schianto al suolo di milioni di alberi e quindi la distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine di abete rosso. Un grande disastro naturale: l’Unità di crisi della Regione del Veneto ha catalogato l’evento come peggiore rispetto all’alluvione di Venezia del 4 novembre 1966 (che interessò tutta la Regione), all’alluvione del 2010.

“Inizialmente fu incredulità – commenta ora il presidente della Regione, Luca Zaia – perché mai il Veneto era stato travolto da una simile calamità meteorologica, poi dolore, nel vedere ancora una volta la montagna veneta e non solo ferita così profondamente da far temere il peggio, infine determinazione di tutti, istituzioni, Regione, Comuni, Province per rinascere facendo squadra. Resta ancora parecchio da fare, ma oggi, a tre anni di distanza da quella catastrofe, possiamo andar fieri di quanto è stato fatto, ben consci che altro lavoro ci aspetta”. Vaia mpm abbattè solo alberi: distrusse strade e opere pubbliche e mise in ginocchio migliaia di cittadini e di attività produttive, colpendo in particolare la montagna bellunese e vicentina, ma anche quella trentina e friulana.

In Veneto fu spazzata via una superficie boschiva pari a 70 mila campi da calcio, abbattendo come stuzzicadenti più di 15 milioni di alberi. I danni arrecati dall’impressionante potenza del vento sono stati quantificati in quasi 3 miliardi di euro. Case e infrastrutture crollate, frane, strade interrotte, ospedali isolati, scuole e ferrovie chiuse, paesi senza energia elettrica o rete telefonica, laghi interrati e opere naturali distrutti. Tre i morti. “Il Veneto non si è pianto addosso ed ha ricostruito in fretta – dice ora Zaia – intraprendendo un piano da oltre duemila cantieri (2.221 ad oggi) per oltre 700 milioni di euro, tra cui le opere simbolo della ricostruzione dei Serrai e della sistemazione del lago di Alleghe. Ne partiranno presto altri 360, pari a circa 270 milioni di euro”.

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“Sono lavori su cui abbiamo investito molto, ma che vanno fatti, perché l’incolumità umana viene prima di tutto – dice Zaia – e perché, se un’altra catastrofe come Vaia ricapitasse, non possiamo farci trovare impreparati. Con questa stessa logica, quella della prevenzione e previsione, dopo la grande alluvione del 2010 abbiamo messo in piedi migliaia di cantieri per la difesa del suolo, attuando il Piano d’Alpaos da 3 miliardi di euro. Questa programmazione ci ha evitato nell’autunno 2019 il ripetersi di quando avvenuto nove anni prima. Se piove di più rispetto a eventi che hanno creato disastri e ci sono meno danni, vuol dire che le opere sono efficaci. Non molliamo di un centimetro, perché si è visto che quello che stiamo facendo ha avuto effetti positivi”.

I problemi però, per i boschi bellunesi e vicentini sono tutt’altro che finiti: Vaia infatti ora infatti ha portato alla nuova emergenza odierna: il bostrico, un parassita la cui proliferazione è stata favorita dai danni provocati dalla tempesta e dall’impossibilità di liberare subito le aree colpite dagli alberi abbattuti. Lo spiega bene anche Daniele Zovi, divulgatore, scrittore di origini altopianesi e già comandante del Corpo Forestale dello Stato per il Triveneto; “La situazione è critica: questo parassita si è insediato sugli alberi abbattuti e ancora in bosco e ha attaccato anche quelli vivi”.

Ascolta “Daniele Zovi: “In bosco”, leggere la natura su un sentiero di montagna” su Spreaker.

Gli fa eco la consigliera regionale Cristina Guarda, di Europa Verde: “Il piccolo insetto, tipico dell’abete rosso, attacca le piante stressate o in cattive condizioni; in una situazione con milioni di piante compromesse o danneggiate, come quelle delle zone funestate da Vaia, è chiaro che si presenti uno spazio per la moltiplicazione del bostrico. Gli esperti ci dicono che in alcune aree il danno provocato dal bostrico è addirittura due volte superiore rispetto a quello causato da Vaia. Sarebbe stato importantissimo agire con maggiore tempestività nella rimozione del legname abbattuto, che marcendo crea le condizioni ideali per la prolificazione del bostrico”. Per questo Guarda ha presentato anche una interrogazione in Consiglio regionale, con l’obiettivo di chiedere alla Giunta lo stato di asportazione del materiale legnoso colpito da Vaia, come proceda l’intervento di piantumazione, se sarà resa pubblica la documentazione inerente alla gestione del post emergenza, e quali azioni e risorse siano state messe a disposizione  del contenimento della diffusione del bostrico. “Ritengo avremmo potuto fare maggiore affidamento sulle competenze già presenti nel territorio; basti pensare all’esempio offerto da Veneto Agricoltura, grazie alla cui gestione si è riusciti a mettere in salvo le foreste di Cansiglio e Giazza da una proliferazione fuori controllo del bostrico”.