Marco, Arielle e il piccolo Gaetano: l’arrivo in Italia dopo la fuga da Goma. Ma il cuore è in Congo

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I giorni del caos a Goma, per l'attacco dei ribelli di M23. Nel riquadro Marco Rigoldi, la molgie Arielle Angelique e il piccolo Gaetano, nato a Kigali dopo la fuga

Mancavano dagli studi di Radio Eco Vicentino da un anno e mezzo. Ora che sono rientrati in Italia, Marco Rigoldi, missionario laico della Diocesi di Vicenza nella Repubblica Democratica del Congo nonché anima dell’associazione Casa Goma assieme alla moglie Arielle, hanno accettato l’invito di Mariagrazia Bonollo e Gianni Manuel per una nuova lunga intervista ai microfoni della rubrica “Parlami di Te“. La giovane coppia, accompagnata dal piccolo (e sorridente) Gaetano di 4 mesi (nato a Kigali, in Ruanda, dopo una precipitosa fuga da Goma in mano ai ribelli), ha ripercorso le tappe della fuga a cui è stata costretta in seguito agli scontri che, recentemente, sono tornati ad infiammare la regione dei Grandi Laghi. E il loro desiderio di rientrare nel continente africano.

Ciò è accaduto, nota Marco con amarezza, proprio quando “avevamo iniziato a trovare una certa stabilità. Altre associazioni da qui ci aiutavano, ad esempio, pagandoci l’affitto oppure il cibo per i bambini. Io e Arielle eravamo anche riusciti, dopo anni, a mettere da parte un po’ di soldi per avere un figlio”. Sennonché, l’endemica conflittualità locale è riesplosa: “La regione è sempre stata al centro di rivolte e guerre civili. Un po’ è anche colpa di noi occidentali, che abbiamo tracciato con il righello qualche confine là dove non c’era”.

“A fine dicembre del 2024 e a inizio gennaio del 2025 – continua Marco – si sapeva che i ribelli dell’M23 sarebbero arrivati a Goma. Verso il 20 gennaio abbiamo iniziato a sentire quelli che in lontanza sembravano tuoni, e invece erano bombe. Venivano lanciate sia dai ribelli contro il fronte congolese, sia dai congolesi contro l’M23. Verso il 25 gennaio si cominciava a vederle, perché cadevano davvero molto vicine. Il 26 abbiamo fatto le valigie, per poi attraversare la frontiera con il Ruanda pensando che fosse una soluzione sicura”.

“E invece ci siamo svegliati a Gisenyi la mattina del 27 – prosegue Marco – con i ribelli che erano arrivati in città. A quel punto, l’esercito congolese, affiancato da gruppi di civili congolesi armati, ha bombardato anche qui. E noi ci trovavamo lì pensando che mai sarebbe potuto accadere”. Gli fa eco Arielle: “Temevamo di morire. Ma io ho avuto paura, soprattutto, quando non ho più sentito Gaetano muoversi in pancia. Pensavo fosse morto. Grazie a Marco, però, mi sono calmata e, anche grazie alla musica, ha ripreso a muoversi e io a sentirlo. Non sapevo però per quanto sarebbe rimasto vivo. Il mio timore era che morisse prima ancora di nascere”.

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Per la sicurezza di questa piccola e nuova famiglia si è mosso anche il ministro degli esteri Antonio Tajani, che con l’Unità di Crisi ha seguiti minuto per minuto la fuga della coppia verso un luogo più sicuro.
Gaetano, alla fine, è nato al sicuro a Kigali, capitale del Ruanda, il 16 febbraio. “Abbiamo subito chiesto il passaporto per lui”, aggiunge Arielle. “Ci è arrivato il 9 maggio – riprende Marco -, e il 15 eravamo già sull’aereo da Kigali ad Addis Abeba, e poi da qui abbiamo preso quello per Milano Malpensa”. Quali piani per il futuro? “Resteremo qui fino al 27 agosto, abbiamo già comprato il biglietto per tornare. Prima andremo a Kigali, e poi capiremo il da farsi. C’è già un’idea per il futuro della missione di Casa Goma, però non possiamo ancora esporci al cento per cento per non alimentare illusioni e false speranze. Faremo comunque il possibile per riuscire a concretizzare la nostra idea”. Perchè il cuore rimane lì, nel desiderio di aiutare la gente povera e sfruttata dell’Africa Centrale, anche grazie all’aiuto di tanti vicentini.

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