Numeri, protagonisti e retroscena: vi raccontiamo il voto regionale. E partiamo dal 2020


C’è aria di elezioni regionali. Più vicine che mai, dopo l’estate sarà già clima da resa dei conti. Ma come funziona il meccanismo del voto nella nostra Regione? Cosa è accaduto nella ultima tornata del 2020 e quali sono stati i protagonisti di questi cinque anni? Ve lo raccontiamo in questo avvicinamento al voto che seguiremo passo passo informando con puntualità: dentro la notizia.
Il sistema di voto e l’affluenza
Nel settembre 2020, il Veneto è tornato alle urne per rinnovare il Consiglio regionale e scegliere il Presidente. Un appuntamento in un clima particolare, dopo la prima ondata della pandemia da Covid 19 e a poche settimane dall’inizio della seconda tragica ondata. L’affluenza il 20 e 21 settembre ha superato il 61%, con oltre 4 milioni di elettori coinvolti e circa 675mila solo nella provincia di Vicenza. Il risultato ha consegnato una vittoria schiacciante a Luca Zaia, confermato presidente con ben il 76,79% dei voti, sostenuto dalla Lega e dalla sua lista personale “Zaia Presidente” a fare la parte del leone assieme atutta la compagine del centrodestra unito. Il sistema di voto utilizzato è quello proporzionale con premio di maggioranza: chi ottiene anche solo un voto in più è eletto presidente direttamente, senza ballottaggio. Se supera il 40% dei consensi, alla sua coalizione viene assegnato il 60% dei seggi in Consiglio regionale, che conta in totale 51 membri – 50 eletti più il candidato presidente arrivato secondo. Gli elettori possono esprimere il voto disgiunto e indicare due preferenze, a patto che siano di genere diverso e appartenenti alla stessa lista. Le soglie di sbarramento sono fissate al 3% per le liste singole e al 5% per le coalizioni.
Gli eletti vicentini
Vicenza ha avuto un ruolo centrale, eleggendo nove consiglieri regionali. Tra i più votati spiccano Giacomo Possamai (PD) con 11.515 preferenze, Elena Donazzan (FdI) con 10.744, Manuela Lanzarin (Lega) con 10.370 e Roberto Ciambetti (Zaia Presidente) con 9.951. A completare il gruppo vicentino ci sono Nicola Finco, Marco Zecchinato, Stefano Giacomin, Silvia Maino e Cristina Guarda, quest’ultima eletta con Europa Verde.
Ma c’è chi lascia: Possamai e Finco scelgono la fascia tricolore
Ma la storia non si ferma ai vincitori. Diversi candidati vicentini hanno raccolto migliaia di voti senza entrare subito in Consiglio. È il caso di Andrea Cecchellero, Chiara Luisetto, Joe Formaggio e Renzo Masolo, tutti protagonisti di un secondo tempo politico che li ha visti subentrare nel corso della legislatura. Nel 2023, Possamai ha lasciato il seggio per candidarsi a sindaco di Vicenza, venendo sostituito da Luisetto. Nel 2024, Finco ha rassegnato le dimissioni dopo essere stato eletto sindaco di Bassano del Grappa: un ruolo incompatibile con quello di consigliere regionale, ma che lo ha riportato a un incarico di governo del territorio dopo 14 anni in Regione. La sua uscita ha aperto le porte a Cecchetto, in consiglio per pochi mesi anche lei per candidarsi nella sua Montecchio Maggiore. Di qui anche l’ingresso dell’ex sindaco di Posina, Andrea Cecchellero, forte di 2666 preferenze ricevute. Nello stesso anno, Cristina Guarda ha lasciato il Consiglio per assumere un incarico a livello europeo: eletta europarlamentare per Alleanza Verdi e Sinistra nella circoscrizione nord-orientale, ha ceduto il posto a Masolo. Infine, anche Donazzan ha concluso la sua esperienza istituzionale, lasciando spazio a Formaggio.
Il ruolo vicentino e gli interrogativi
In questo quadro, Vicenza ha mantenuto una presenza forte e trasversale, dimostrando vitalità politica e un elettorato attento. Le regionali del 2020 non sono state solo una riconferma, ma l’inizio di un percorso dinamico che ha visto il territorio protagonista anche nei cambiamenti successivi. Lo dimostra il fermento di queste settimane, con fibrillazione a destra dove i sondaggi raccontano di una maggiore possibilità di conquistare uno scranno. Con beneficio di inventario: la “quasi” faida tra Lega e FdI potrebbe avvantaggiare il campo larghissimo del centrosinistra. Le elezioni regionali venete non hanno ancora una data ufficiale, ma il governo sta valutando l’ipotesi di un Election Day in autunno, probabilmente tra fine ottobre e novembre. Tra le date più probabili emerse in queste settimane, si parla del 16 novembre come ipotesi concreta. Un’occasione importante per ridisegnare i confini politici della Regione – e, ancora una volta, per capire quanto la provincia berica sarà pronta a farsi valere.
Finisce un’era?
Ma le elezioni regionali di quest’anno segneranno anche la fine di un’epoca politica per il Veneto. Dopo quindici anni alla guida della Regione, Luca Zaia non potrà ricandidarsi: la Corte Costituzionale ha infatti confermato il limite dei due mandati consecutivi, bocciando ogni tentativo di aggiramento normativo e chiudendo definitivamente la porta a un quarto mandato. Zaia, eletto per la prima volta nel 2010 e riconfermato nel 2015 e nel 2020, ha rappresentato una figura centrale nella politica veneta, capace di raccogliere consensi trasversali e di costruire un modello amministrativo riconosciuto anche a livello nazionale. La sua uscita di scena non è solo un passaggio tecnico, ma un vero e proprio cambio di stagione, che apre interrogativi sul futuro della Regione e sul successore di uno dei governatori più amati d’Italia. Con il tramonto della “era Zaia”, il Veneto si prepara a voltare pagina. E Vicenza, come sempre, sarà chiamata a giocare un ruolo da protagonista.
Numeri e curiosità: è Possamai il recordman vicentino
Una delle curiosità più gustose riguarda la lista personale di Zaia, che nelle ultime elezioni ha raccolto da sola oltre il 44% dei voti, superando perfino la Lega. Un risultato che ha fatto scuola, tanto che nel 2025 si ipotizza che possa tornare in campo come “lista civetta” per influenzare la scelta del candidato, pur senza Zaia in corsa. Un modo per lasciare il segno anche senza essere sulla scheda. Un’altra chicca riguarda il record di preferenze: nel 2020, il consigliere regionale più votato in assoluto è stato Giorgio Conte (Treviso), con oltre 20 mila voti, ma tra i vicentini il primato è andato a Possamai, che ha superato gli 11.500. Un dato che ha fatto riflettere anche il centrosinistra, che ha poi puntato su di lui per la corsa a sindaco. E poi c’è il caso di Joe Formaggio, noto per il suo stile provocatorio e le uscite sopra le righe, che nel 2020 è riuscito a entrare in Consiglio grazie a ben 6mila voti. Una presenza che ha fatto discutere, soprattutto per il suo passato da sindaco “sceriffo” di Albettone, oltre che per le vicende, durante il mandato, riguardanti la denuncia della collega Cecchetto per presunte molestie. Infine, una nota di colore: nel 2020, tra i candidati c’era anche un ex campione di ciclismo, Marzio Bruseghin, che ha corso con una lista civica a sostegno di Zaia. Non è stato eletto, ma ha portato un tocco sportivo alla campagna, con comizi in bicicletta e slogan ispirati al Giro d’Italia.
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