L’intesa sui dazi al 15% raggiunta tra Stati Uniti e Ue, spacca l’Europa

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L’intesa sui dazi al 15% raggiunta tra Stati Uniti e Ue, spacca l’Europa. L’accordo siglato da Ursula von der Leyen ha fatto storcere il naso a molti, a partire dalla Francia che boccia quanto siglato in Scozia.

Emmanuel Macron, primo sostenitore di una linea dura con Washington, non si è ancora espresso, ma lo ha fatto il suo primo ministro François Bayrou: “È un giorno buio quando un’alleanza di popoli liberi, uniti per affermare i propri valori e difendere i propri interessi, decide di sottomettersi”, ha dichiarato via X.

Lapidario il leader ungherese Viktor Orban. “L’intesa è peggiore di quella siglata tra Usa e Regno Unito. Trump si è mangiato Ursula a colazione”, ha attaccato il premier magiaro.

Scontenta anche la Germania, con il cancelliere Friedrich Merz che prima plaude al blitz in Scozia della sua connazionale, ma a distanza di 24h parla di “danno considerevole all’economia” teutonica. “Non sono soddisfatto di questo risultato, nel senso che non penso sia una buona cosa – ha aggiunto Merz – ma era evidente, data la situazione di partenza con gli Stati Uniti, che non fosse possibile ottenere di più”.

Donald Tusk, pilastro del Ppe come von der Leyen, ha scelto di tacere. Lo stesso ha fatto lo spagnolo Pedro Sanchez, che non si può certo definire ‘estimatore’ di Trump. Ha detto di “sostenere l’accordo, ma senza entusiasmo”.

Per Giorgia Meloni le tariffe al 15% sono meglio di una guerra commerciale, ma da Addis Abeba rinvia il suo giudizio a quando ci saranno maggiori dettagli. “Per ora, -dice-, possiamo parlare di un accordo di massima. C’è ancora da lavorare”.

Tanti i dettagli che restano da regolare e mettere nero su bianco dopo l’accordo di Turnberry. Sotto la lente d’ingrandimento agroalimentare, vini, alcolici, acciaio, alluminio e derivati, ma anche le effettive modalità con cui avverrebbero gli aumenti di importazioni di energia ‘americana’ da parte dell’Europa, per 750 miliardi (750), annunciati da Trump, così come gli aumenti non meno massicci di investimenti Ue verso gli Usa (600 mld). E poi la questione ‘dazi zero’, con ancora da capire quali saranno le merci che entreranno in questa lista.