Annalisa Corrado a bordo della Flotilla: “La potenza non erano le navi ma la pressione della gente a terra”

Il rumore delle onde, l’umidità sulla pelle, e la sicurezza di essere protetti dal diritto internazionale che si trasforma in paura. Una paura che si fa strada piano piano, come una talpa che scava nella terra fino a sistemarsi comoda nel suo nido. Resta lì e non accenna ad andarsene, mentre i droni dall’alto fanno scoppiare bombe sonore e l’esercito israeliano si prepara al sequestro, pronto a perpetrare torture e umiliazioni.
Nelle parole di Annalisa Corrado, eurodeputata del Partito Democratico, attivista partita il 3 settembre a bordo della Global Sumud Flottilla per rompere il blocco navale imposto da Israele e consegnare aiuti umanitari alla popolazione palestinese stremata dalla fame, dalla sete e dalla guerra.
Una missione umanitaria formata da navi cariche di aiuti essenziali ma anche simbolica.
“La potenza della Flottilla non erano solo le imbarcazioni di 40 paesi diversi con le persone a bordo, erano anche le migliaia di persone a terra, in tutto il mondo, che erano dalla nostra parte”, racconta Annalisa Corrado, con la voce ferma di chi sa di avere avuto il privilegio di tornare a casa da un luogo dove imperversa una guerra feroce e conosce l’istituzionalità del suo ruolo e le responsabilità che comporta.
Annalisa Corrado, incontrata mentre era di passaggio a Dueville venerdì, si racconta: “Io sono una attivista e quando mi è stato proposto di salire sulla Flottilla non me lo sono fatta ripetere. Sono un’ecologista e so bene che il nostro motore di sviluppo, basato sui combustibili fossili, è colpevole delle migrazioni e delle ingiustizie sociali. Di fronte alla striscia di Gaza, ad esempio, c’è una miniera. Se il governo italiano riconoscesse lo stato palestinese, il valore degli accordi firmati da Eni con Israele sarebbe probabilmente messo in discussione. Per questo al governo conviene non riconoscere lo Stato di Palestina”.

Quando è partita via mare per la striscia di Gaza, Annalisa Corrado si sentiva protetta: “Come europarlamentare ho un tesserino diplomatico che mi protegge in virtù del diritto internazionale, creato apposta per fronteggiare le situazioni di guerra. Presto, con i miei colleghi, ci siamo resi conto che Israele se ne infischia e questo ci ha fatto capire che stavamo rischiando la vita. Ma siamo andati avanti”.
L’europarlamentare ha due figli, ai quali prima di partire ha spiegato di partire perché “se io fossi in una situazione di bisogno di aiuto come quella in cui si trovano a Gaza, sarei felice di sapere che c’è qualcuno che prova a fare qualcosa per me, anche se in un modo un po’ raffazzonato, come qualcuno ha detto”.
E’ partita sicura, anche se in borsa ha infilato alcuni blister di ansiolitici e un tappetino per i dolori alla schiena di cui soffre.
Il richiamo di Giorgia Meloni
“Quando siamo partiti è successa una cosa paradossale: la presidente del governo Giorgia Meloni ci ha richiamati all’ordine. E’ assurdo, perché è lei che deve rispondere ai parlamentari, non il contrario. Glielo abbiamo ricordato. E’ stato fondamentale che sulla Flottilla ci fossero rappresentanti delle Istituzioni, che fossero seduti dalla parte giusta della storia. I governi non sono stati in grado di agire, noi abbiamo provato a fare la nostra parte, a nome della società civile che rappresentiamo.
Il viaggio
“Il viaggio è stato relativamente tranquillo all’inizio. L’attacco dei droni ha creato problemi. Le “bombe sonore” sono petardi che seminano il panico e in barca il panico è pericoloso. Poi hanno sganciato polvere urticante. Su alcune barche si sono accaniti, sulla nostra meno per fortuna – racconta Annalisa Corrado – La notte dell’attacco la radio di bordo ha trasmesso musica degli Abba. Ci ha colti di sorpresa. C’era un gran sadismo in questo. Non ci siamo fermati, eravamo determinati. La paura piano piano si faceva strada. L’operazione della Flottilla è stata grandiosa: 44 paesi diversi, persone che parlavano lingue diverse, con abitudini diverse, uniti per una missione umanitaria. Le settimane prima del sequestro sono state complesse”. Mentre l’intercettazione militare e il rischio di non tornare a casa si facevano sempre più reali, la deputata ammette di aver temuto per la propria vita.
Il sequestro
“La notte dell’arrembaggi, quando l’esercito israeliano ci ha avvisati che ci avrebbero sequestrati e sapevamo che di lì a poco ci avrebbero tolto la linea, vedevamo gente che scendeva in piazza spontaneamente. Migliaia di persone, in diversi paesi del mondo. Una solidarietà senza precedenti. Ci siamo resi conto di essere la punta dell’iceberg di un movimento popolare. Alcuni dicono che la Flottilla non è servita a niente. Non è vero. La Flottilla ha smosso la mobilitazione, ha cambiato le carte in tavola. I leader dei governi stessi hanno dovuto modificare il loro atteggiamento, perché il popolo della Flottilla ha fatto capire chiaramente quale era la parte giusta dove si deve stare”.
Durante il sequestro l’esercito israeliano non ha mostrato comportamenti aggressivi nei confronti degli attivisti, che venivano trattati rispettando le comuni procedure di fermo. Ben presto la situazione è cambiata. Ci hanno umiliato, qualcuno è stato picchiato, hanno voluto farci del male per il gusto di fare del male. Non ci hanno permesso di esercitare il diritto internazionale. Urlavano, ridevano, ci prendevano in giro. Ci hanno chiusi in un furgone senza aria né acqua, non potevamo andar in bagno. Alcuni dei nostri colleghi sono stati costretti a fare le marionette”.
Il clima di terrore e orrore
Un’esperienza difficile, ma poco rispetto a quello che Annalisa Corrado porterà nel cuore: “Ho visto perone costrette a vivere in un clima di terrore, intriso di odio. Se gli israeliani sono riusciti a fare paura a me, che sono protetta, immaginiamo cosa possono fare a loro. Bambini e ragazzi vittime di un clima di terrore, di odio. Un terrore così radicato che ci vorranno generazioni per spegnerlo. Siamo rientrati il 3 ottobre e faccio ancora brutti sogni. Per me è stato come aprire le porte dell’inferno e vedere come sono fatti i demoni”.