Oggi l’addio a Nadia Bonato, la podista col sorriso, nonostante la Sla

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Sarcedo questa mattina, 20 novembre, saluta Nadia Bonato, la podista sorridente malata di Sla che non ha mai smesso di amare la vita e che è morta lunedì scorso.

Avrebbe compiuto 61 anni il mese prossimo e, prima della malattia che l’ha colpita una decina di anni fa, correva sulle strade come podista. Sempre sorridente,  Nadia Bonato se n’è andata lasciando nel dolore il marito Roberto Tagliapietra, il figlio Davide e una comunità che in questi anni aveva imparato a conoscerla come una donna forte nell’animo, anche quando il fisico diventava sempre più fragile.

La diagnosi di sclerosi laterale amiotrofica era arrivata dopo un travaglio lungo e duro: anni di visite, esami, ricoveri in diversi ospedali della regione. Anni in cui lei stessa aveva compreso che le cure l’avrebbero aiutata ad allungare la vita, ma non a guarire. Eppure non si era arresa. Aveva stretto i denti, affrontando ogni tappa con la determinazione con cui un tempo affrontava il resto della vita. Accanto a lei, sempre, Roberto: presente, costante, sorridente.

Chi li ha conosciuti da vicino sa che la malattia non ha colpito solo Nadia. Con la Sla ha dovuto fare i conti infatti l’intera famiglia, come capita spesso in tutti i nuclei che devono convivere con malattie progressive e fortemente invalidanti: condividendo fatiche, timori e notti insonni. Chi l’ha frequentata, non può che testimoniare la forza e la grinta con cui Nadia, Roberto e Davide hanno scelto di vivere ogni giornata.

Nadia Bonato, poi, non si era chiusa in sé stessa: continuava a preoccuparsi degli altri e soprattutto di Roberto e Davide. Amava la vita e lo diceva con semplicità, come testimonia una sua frase ripetuta spesso e rimasta nel cuore di chi le era vicino, tanto da essere stata scelta per l’epigrafe: “Sono viva, sono amata, posso amare, scusate se è poco: sono una donna fortunata” . Parole in cui c’è quasi tutto: la consapevolezza della malattia, ma anche la capacità di vedere, nonostante tutto, il dono di essere amata e di poter amare.

La sua storia è diventata anche un libro (“Il sorriso di Nadia”), scritto dalla zia Anna Maria Bonato. Raccoglie i momenti più belli – il matrimonio, la nascita del figlio, la quotidianità di una famiglia normale -, ma anche quelli più duri, segnati dall’avanzare della Sla. In copertina, una farfalla tenuta tra due mani. I proventi erano stati tutti donati in beneficenza.
Nel 2024 zia e nipote lo avevano presentato a Sarcedo, in un incontro pubblico promosso dall’amministrazione comunale per portare questa testimonianza all’attenzione di tutta la comunità.

“La vicenda di Nadia e della sua famiglia, per molti, è diventata negli anni un punto di riferimento silenzioso su come affrontare il dolore senza perdere la dignità. Non solo per chi vive la malattia in prima persona, ma anche per chi si trova ad assistere, giorno dopo giorno, una persona amata. Nadia, per tanti, era diventata una specie di misura silenziosa: guardandola capivi quanto si possa provare a onorare la vita. A Nadia, Roberto e a Davide va il mio grazie per l’esempio” sottolinea l’ex sindaco Luca Cortese.
Il funerale di Nadia Bonato si è tenuto questa mattina, giovedì 20 novembre, nella Chiesa parrocchiale di S. Maria.