50 sindaci a Schio e Torrebelvicino: “Sulla fusione Ava-Soraris, per il bene dei cittadini, ripensateci”

L’appuntamento dal notaio per far nascere ufficialmente ViAmbiente SpA dalla fusione Ava-Soraris è fissato per il 23 dicembre. Nel frattempo i sindaci delle due realtà fanno fronte unitario nel ribadire la strategicità della fusione a fronte del voto contrario da parte di Schio e Torrebelvicino in assemblea, e la conseguenze ventilata scelta dei due Comuni di recedere dalla società pubblica che gestisce in house (ossia per conto dei singoli comuni) il ciclo dei rifiuti urbani. Sarebbe un passo indietro storico, per un territorio che con lungimiranza quarant’anni fa ha scelto di mettersi insieme per dire no, in primis, a nuove discariche.

Così i sindaci della nascente società ViAmbiente hanno voluto ribadire pubblicamente e con fermezza la bontà della scelta fatta, denunciando anche un certo “malessere” (parole del sindaco di Thiene Giampi Michelusi) nei confronti dei due Comuni dissidenti. “Se 50 comuni che rappresentano 310 mila abitanti hanno votato per la fusione e due hanno votato contro, forse quei due dovrebbero farsi qualche domanda. E’ una scelta che ha il sapore dell’isolamento dal resto del Vicentino, mentre, per contro, i 23 Comuni di Agno Chiampo Ambiente hanno già approvato all’unanimità l’avvio di una operazione per  aggregarsi a ViAmbiente”, ha sottolineato il primo cittadino thienese.

La strategia: mantenere il controllo pubblico
L’iter di unirsi, che risponde alla “road map” fissata dal Consiglio di Bacino Rifiuti di Vicenza, viene considerata dai sindaci di “cruciale importanza strategica, una scelta consapevole e un approccio di tipo territoriale”, ha spiegato il sindaco di Villaverla Enrico De Peron. Una scelta “solida, efficiente e totalmente orientata all’interesse pubblico”, che è quello di mantenere il controllo dei Comuni sul ciclo dei rifiuti, evitando gare che potrebbero far entrare realtà profit. La società in house, in quanto ente strumentale direttamente controllato dai comuni soci, “rappresenta il modello ideale per assicurare non solo il pieno controllo pubblico e la massima trasparenza” dice De Peron a nome dei sindaci, “e le concessioni delle nostre società provinciali, ossia Ava, Soraris, Agno Chiampo Ambiente e Valore Ambiente, andranno tutte in scadenza tra il 2027 e il 2029, imponendo decisioni rapide e unitarie allo scopo di costituire un unico gestore pubblico ed evitare così l’arrivo di grandi player privati”.

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I plus: tariffe vantaggiose e contenimento dei costi
L’aggregazione in un unico gestore di bacino, dicono i sindaci, permette di raggiungere significative economie di scala. Un beneficio si riflette direttamente sulle tasche dei cittadini. “La gestione in house aggregata ha dimostrato – affermano i sindaci -, in contesti analoghi, di poter offrire tariffe più basse rispetto a quelle praticate da gestori privati o da gestioni frammentate, pur mantenendo standard di qualità elevati. Questo non è un profitto che viene distribuito, ma un risparmio che resta nella comunità. Il costo per abitante servito per la raccolta e smaltimento dei rifiuti nei comuni soci Ava e Soraris è rispettivamente di 110 e 106 euro, rispetto ai 160 euro di media del resto dei Comuni veneti”.

Gli aspetti ambientali
Il gestore unico, son convinti i sindaci, consentirà di continuare ad esercitare un controllo diretto e rigoroso sulla destinazione dei rifiuti, in particolare sulla provenienza di quelli conferiti al termovalorizzatore. “Aggregarci ci consente di tenere il controllo pubblico anche da un punto di vista ambientale. Per questo è importante andare avanti insieme e noi manteniamo la porta aperta” sottolinea Sandro Maculan, sindaco di Zugliano. In altre parole, i sindaci continueranno a poter decidere, ad esempio, di escludere i fanghi pfas dai conferimenti nel termovalorizzatore e proprio per questo la scelta di Schio e Torrebelvicino agli altri Comune appare “miope”.

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Responsabilità territoriale contro logica del profitto standardizzato
I sindaci mettono in guardia: scelte che vanno in una direzione diversa da quella dell’aggregazione che consente di evitare gare sono scelte “controproducenti per l’interesse dei cittadini” e per l’intero territorio. “Facciamo fatica a comprendere la scelta di voler vendere la società, perdendone quindi il controllo, da parte di chi ha sempre posto l’accento sulla volontà di controllare la società” dicono i sindaci. E ricordano l’accelerazione da parte del Consiglio di Bacino, che nell’ultima assemblea ha approvato il nuovo Documento Unico di Programmazione nel quale ci si esprime per l’individuazione di un gestore unico a livello territoriale. “Qualsiasi scenario che preveda l’ingresso di un soggetto privato nella gestione del ciclo completo dei rifiuti – dicono i sindaci – comporterebbe un rischio elevato e inaccettabile. La priorità di un gestore privato è, per sua natura, la massimizzazione del profitto. Per raggiungere tale obiettivo, la tendenza inevitabile è la standardizzazione del servizio. Questo significa applicare modelli operativi rigidi e indifferenziati, che ignorano le specifiche esigenze logistiche, orografiche e sociali del nostro territorio e dei nostri comuni, mettendo a rischio l’efficacia della raccolta e la qualità del servizio complessivo”.

Cosa succede in caso di recesso dei due Comuni
“Siamo un Bacino di oltre 600 mila abitanti e con cinque gestori. I Comuni che non vedono di buon occhio queste aggregazioni – aggiunge Francesco Gonzo, sindaco di Isola Vicentina e presidente del Consiglio di Bacino Vicenza  – si chiedano se la loro sia la scelta migliore per i cittadini”. E nel caso proseguissero sulla strada intrapresa, il servizio di raccolta e smaltimento sarebbe comunque garantito? “Si, ma solo la legge lo impone per quel che riguarda i servizi essenziali, non per tutti i servizi”, spiega.

L’appello a Marigo e Boscoscuro
L’assessore di Caldogno, Paolo Meda, parla per conto dei sindaci di Soraris: “Crediamo al cento per cento che il gestore unico sia la strada perseguire. Non si possono accontentare le singole esigenze, serve qualche compromesso e c’è qualche rospo da ingoiare, ma la strada, per il bene di tutti, è quella tracciata”. “C’era un modello efficace di lavoro di squadra nell’Alto vicentino e lo stiamo portando a un livello più ampio, ma qualcosa non va per il verso giusto – sottolinea Matteo Golo, vicesindaco di Malo. “La democrazia, una volta esercitata nelle sedi adeguate col voto, va poi rispettata” aggiunge De Peron. Tutti si dicono convinti che le decisioni vadano “ponderate con autorevolezza e non con scelte di rottura. Anni di storia non possono essere gettati al vento“. L’invito a Schio e Torrebelvicino è chiaro: riflettere ulteriormente e con maggiore attenzione sulla loro posizione. “È fondamentale considerare obiettivamente quale sia la migliore scelta strategica a lungo termine per i loro cittadini e le loro comunità, ponendo al centro l’interesse collettivo sopra le singole visioni”.

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