Truffa milionaria ai danni di una nota Onlus fiorentina: arresti anche nel Vicentino

Arresti anche nel Vicentino per la truffa milionaria ai danni dell’Opera di Santa Maria del Fiore, onlus che si occupa della gestione della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, del Campanile di Giotto e del Battistero di San Giovanni di Firenze. Le indagini della Squadra Mobile di Brescia, avviate nel mese di marzo scorso, hanno svelato un giro d’affari illegale che, nell’arco di circa sei mesi, avrebbe prodotto un trasferimento illegale di denaro stimato in circa 30 milioni di euro.

La polizia ha eseguito questa mattina all’alba, nelle province di Brescia, Milano, Bergamo, Lodi, Prato, Rieti e Vicenza, nove fermi di indiziato di delitto emessi dalla procura di Brescia nei confronti di cittadini italiani, albanesi, cinesi e nigeriani, indagati per i reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e autoriciclaggio.
Effettuate anche numerose perquisizioni: a Vicenza, nel tentativo di disfarsi delle prove, alcuni indagati hanno lanciato 250 mila euro dalla finestra, mentre in un’altra abitazione sono ne stati recuperati altri 150 mila. Perquisite anche numerose società (a Brescia, Milano e Bergamo). Sequestrato complessivamente circa mezzo milione di euro in denaro contante. Una decima persona destinataria del provvedimento risulta al momento irreperibile. 

L’origine dell’inchiesta e il meccanismo della banda
La Onlus, nell’ambito di una commessa assegnata ad un’impresa privata per i lavori di restauro e conservazione del Complesso Eugeniano di Firenze, è stata indotta, attraverso il modello di truffa noto come “man in the middle” o “business e-mail compromise”, ad effettuare i bonifici di pagamento di lavori per 1 milione e 785 mila euro a favore di un conto corrente con intestazione fittizia.
Gli accertamenti bancari condotti a seguito della distrazione di quella somma hanno consentito di individuare ulteriori conti correnti italiani ed esteri intestati a persone fisiche e giuridiche, tutti riconducibili a due fratelli imprenditori bergamaschi – Luca e Daniele Bertoli (di Telgate), indagati ora per il riciclaggio di quell’importante somma di denaro. La fase successiva delle indagini ha permesso di collocare i due indagati in un più ampio contesto criminale, composto da persone di nazionalità cinese, italiana, albanese e nigeriana, i quali, a diverso titolo, avrebbero operato per fornire la possibilità ad imprenditori italiani e albanesi compiacenti di ottenere la retrocessione di importanti somme di denaro contante a fronte dell’emissione di fatture per operazioni inesistenti prodotte da società cartiere.

I due fratelli sono ritenuti il punto di incontro tra imprenditori compiacenti e il circuito cinese che movimenta il denaro: erano capaci sia di individuare i “clienti”, sia di fornire proprie società cartiere, sia di mettere in contatto gli imprenditori “fruitori del servizio” con cittadini cinesi residenti a Milano, Vicenza e Prato. Italiani e cinesi attraverso le cartiere avrebbero emesso le fatture e poi ricevuto il pagamento delle stesse, tramite bonifico bancario, su conti correnti nazionali ed esteri (accesi in Cina, Lussemburgo, Polonia, Germania, Spagna, Lituania, Nigeria e Croazia).

Il meccanismo di retrocessione del denaro
Il ritorno delle somme pagate avveniva garantendo per il “servizio” una percentuale fra il 2% e il 7% a favore dei cittadini cinesi e di un’ulteriore 2% a favore dei due intermediari italiani. Nell’ambito di questo sistema, gli inquirenti hanno individuato un immobile a Milano riferibile ad una cittadina cinese, vero e proprio centro di stoccaggio del denaro contante. Qui gli intermediari italiani si sarebbero recati più volte per ricevere, in strada il denaro e da qui, con altrettanta frequenza e sempre su strada, sarebbero avvenuti prelievi di somme di denaro operati dagli altri indagati di nazionalità cinese.
Questi ultimi – con la funzione di “spalloni” – si occupavano del trasporto e della consegna del denaro nel bresciano, usando un vero e proprio sistema di verifica, con  l’esibizione di un “pin” di riconoscimento.

Nel corso dell’attività di indagine è stato riscontrato un ulteriore episodio di riciclaggio che ha coinvolto un cittadino nigeriano e con alcune cittadine cinesi.
Le indagini hanno documentato un giro di affari di 30 milioni di euro nell’arco di un semestre: in un’occasione, il 4 settembre scorso, la polizia, ha controllato su strada una cittadina cinese che stava viaggiando da Vicenza a Brescia e che è stata trovata in possesso di 197 mila euro in contanti occultati all’interno dell’auto. Sono tuttora in corso attività investigative che mirano a delineare ulteriormente il contesto criminale, anche a livello internazionale, in cui la vicenda si è sino ad ora sviluppata.

– – – – – –
L’Eco Vicentino è su Whatsapp e Telegram.
Iscriviti ai nostri canali per rimanere aggiornato in tempo reale.

Per iscriverti al canale Whatsapp clicca qui.
Per iscriverti al canale Telegram clicca qui