Agguato a coltellate al titolare di un locale di Alte: notte in terapia intensiva per il 42enne

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Il locale teatro dell'agguato violento di ieri a Montecchio

Ci sarebbe un movente sentimentale o passionale dietro l’aggressione che ieri ha portato al tentato omicidio del gestore del bar ristorante e pizzeria “Seven T. & B.” ad Alte di Montecchio Maggiore, in via Antonio Giuriolo al civico 5. Qualcuno di cui non si conosce l’identità avrebbe atteso nell’ombra, ieri pomeriggio all’orario consueto di apertura, poco dopo le 16, il titolare Shpetim Plaku per accoltellarlo alle spalle. I fendenti sono stati più di uno, lasciando il 42enne di origini albanesi in un lago di sangue.

Se inizialmente si vociferava di un tentativo di rapina finito male, sembra invece ormai certo dalle circostanze e testimonianza dirette che si sia trattata di un agguato, da parte di un uomo posto in stato di fermo dai carabinieri della stazione di Montecchio di Maggiore e della Compagnia dell’Arma di Valdagno. Lo stesso Plaku, pur ferito a morte per pugnalate multiple, lo avrebbe riconosciuto prima di venire ricoverato d’urgenza – in codice rosso – al San Bortolo di Vicenza.

La vittima dell’aggressione avrebbe passato la notte in terapia intensiva, guardato a vista dallo staff di medici e infermieri, in condizioni gravi e quindi ancora in pericolo di vita e con la prognosi riservata. Il 42enne ha perso molto sangue, e le ferite ad una gamba e alla schiena con interessamento di un polmone perforato non permettono per ora di garantire la piena ripresa dell’esercente, la cui prognosi per forza di cose rimane riservata. Decisivo, ieri, nell’immediatezza del fatto, l’intervento di un familiare che si trovava nelle vicinanze: la sorella di Shpetim Plaku lo ha soccorso tamponando come ha potuto le emorragie e chiedendo subito aiuto al 118.

Sul posto, oltre all’ambulanza del Suem con la squadra d’emergenza medica, anche gli agenti della Polizia Locale dei castelli e più pattuglie dei Carabinieri. Da verificare tutte le ipotesi per ricostruire il movente dell’agguato: dalla pista passionale alla ritorsione, oppure a un “avvertimento” cruento. In ogni caso, si parla di tentato omicidio. Il 42enne vicentino d’adozione vive in Veneto ormai da decenni, è sposato con due figli e non risultano fatti di cronaca nel passato che possano far pensare a screzi con il sottobosco della delinquenza e della microcriminalità nell’Ovest della provincia, nonostante la zona intorno sia stata già in passato teatro di episodi illeciti.

Attesi nelle prossime ore da parte della Procura della Repubblica di Vicenza ulteriori dettagli sul grave fatto di sangue, con la conferma (o meno) del fermo di un soggetto residente nelle stessa città castellana, dopo che il magistrato incaricato delle indagini ha aperto ieri un’inchiesta e acquisito le risultanza da parte dei carabinieri della Compagnia di Valdagno.