Esplorare il vicentino – Le Spurghe di Sant’Urbano

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Tra le colline di Sant’Urbano, frazione di Montecchio Maggiore, si trova un luogo quasi sconosciuto: le Spurghe di Sant’Urbano. Si tratta di un ambiente carsico dove si è instaurato un piccolo ecosistema alquanto diverso dalle zone circostanti; circondate da vigneti, fasce di campi e bosco, le Spurghe sono caratterizzate da profondi pozzi, fessure e pareti rocciose.

Entrare in questo luogo surreale pone quasi in soggezione, stupiti ed intimoriti allo stesso tempo dalla natura selvaggia a due passi dalla zona abitata.

Il nome “Spurghe” è frequente nel lessico vicentino e sta ad indicare delle grotte a sviluppo verticale, sostanzialmente dei pozzi o delle voragini. Questo luogo affascinante si è formato nel corso di moltissimi anni in seguito all’incessante lavoro di erosione dell’acqua e a movimenti geologici. La roccia che le costituisce è di origine calcarea, di colore chiaro e soggetta alla dissoluzione da parte delle piogge.

Nel corso del tempo si sono formati numerosi cunicoli e stretti meandri che costituiscono oggi un labirinto naturale. Lungo le pareti rocciose è possibile notare la sagoma del tronco di vecchi alberi ora scomparsi, oltre che pile di sassi compattati e cementificati nella roccia.

Le Spurghe presentano ben 8 pozzi profondi dai 4 ai 20 metri e due grotte, il Buso della Volpe e il Buso del Mistro, quest’ultimo con uno sviluppo spaziale di 342 metri.

Il microclima del luogo è fresco e umido, che consente a muschi e felci di proliferare. I raggi del sole penetrano difficilmente perché la zona è contornata da una fitta vegetazione e le pareti rocciose sono alte anche più di dieci metri. Sono presenti numerosi insetti e artropodi come ragni, opilionidi e ditteri, mammiferi come il ghiro, la faina e la volpe dove qui trovano un buon riparo. Abbondanti sono i rovi e l’edera, mentre ai limiti dell’area carsica si trovano i carpini neri e gli ornielli.

Per visitare le Spurghe si accede facilmente ed in breve sia dall’abitato di Sant’Urbano che da quello dei Bernuffi lungo la Strada delle Sgreve. Individuarle non è facile perché si trovano protette letteralmente da un fitto muro di vegetazione e rocce, ma una volta dentro le si riesce a percorrere grazie a una traccia segnalata da un segno rosso. Ci si addentra inizialmente in un largo corridoio contornato da pungitopi per poi incontrare lunghi festoni di edera che scendono da rotte pareti rocciose; si sale poi un corto pendio per percorrere uno stretto corridoio nella roccia costeggiando i vari pozzi, passando sotto grandi massi e sbucando in ampi teatri di roccia e vegetazione.

In circa un chilometro è possibile osservare tutta la zona delle Spurghe, costituita da due piccoli ma densi settori vicini. È sconsigliabile avventurarsi all’interno delle Spurghe da soli e senza le dovute precauzioni perché è possibile perdersi o scivolare in una cavità a causa del terreno in alcuni tratti impervio e ricoperto di foglie. Per visitarle ci si può informare con il comune di Montecchio Maggiore che negli anni passati ha già organizzato delle escursioni guidate.

Durante la Seconda Guerra Mondiale una trentina di partigiani si rifugiarono nelle Spurghe per sfuggire ai tedeschi, grazie al fatto di potersi ben difendere all’interno di questo labirinto di roccia.

Al giorno d’oggi le Spurghe sono un esempio di un piccolo luogo dall’importante biodiversità da tutelare, nonché un patrimonio da preservare per il notevole interesse naturalistico.