Incamera la pensione dell’anziana sorella, lasciandola in Rsa senza sostentamento

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Una vettura d'ordinanza della GdF davanti al Tribunale berico

La Guardia di Finanza operativa nell’area dell’Ovest Vicentino fa emergere un triste caso di appropriazione indebita, con la doppia aggravante, sui due diversi piani di giustizia e di giudizio sociale, di aver approfittato di un parente stretto in difficili condizioni di salute. Toccherà alla Procura di Vicenza stabilire l’effettivo grado di responsabilità di un uomo di Montecchio Maggiore, che avrebbe intascato la pensione di una sorella più anziana per la quale fungeva da amministratore dei beni.

Lasciandola senza sussidio per sostenere la retta della casa di riposo dove è a tutt’oggi ospite, dopo aver prelevato a più riprese diverse somme allo sportello automatico. Con una frequenza cresciuta in maniera compulsiva negli ultimi tempi, fino a sottrarre 24 mila euro dal conto e soprattutto fino all’intervento delle Fiamme Gialle.

Motivo per cui il pensionato vicentino è finito in prima persona sotto indagine con ipotesi di reato di peculato, vale a dire l’accezione più grave dell’appropriazione indebita trattandosi di un pubblico ufficiale in virtù dell’incarico di amministratore di sostegno. Ruolo che, in seguito alla scoperta della tenenza di Arzignano, è ovviamente decaduto seduta stante lo scorso, mettendo alle strette il 68enne G.N., che dovrà spiegare la ragione delle decine di prelievi che in due anni sono stati tracciati nei movimenti bancari.

L’indagato avrebbe dovuto aver cura delle sostanze economiche della più anziana sorella, utilizzando la pensione di circa 1.400 mensili per corrispondere la retta di sussistenza di quest’ultima in una casa di riposo sempre dell’area Ovest della provincia. Una somma che di fatto veniva girata al centro dove la donna è accudita. Ad oggi, si tratta solo di un’ipotesi di reato l’accusa presentata formalmente nei confronti del 68enne, che dovrà spiegare in un’aula di giustizia con documentazione, conti e scontrini alla mano, la ragione di ogni singolo prelievo. Se confermata la tesi della GdF, si parlerà di un episodio riprovevole che non potrà che suscitare sdegno unanime.

A segnalare l’anomalia erano stati proprio i dirigenti della Rsa, dopo che l’amministrazione interna aveva segnalato i mancati introiti via bonifico: denaro che in passato e fino al 2019, invece, venivano corrisposti con regolarità. Da aprile di quell’anno più nulla, senza alcuna giustificazione presentata alla struttura. L’incarico in delega fu quindi revocato nel 2020 dal Tribunale di Vicenza, in via di tutela, con la nomina di un nuovo amministratore esterno alla famiglia e l’avvio del procedimento che porterà, salvo sorprese, a un processo.