Piscine comunali, i debiti del gestore vengono a galla. Si prospetta un’estate arida

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Debiti tanti, soluzioni poche. E a quanto pare non attuabili a breve termine. Ed è così che gli arzignanesi rimangono senza il refrigerio e il relax delle piscine scoperte comunali – affidate in gestione – per tutta l’estate 2021. Nonostante i 366 mila euro annualmente versati in una “vasca senza fondo” e la volontà di fornire il servizio ai “naviganti” del centro natatorio di viale dello Sport. Dopo i rubinetti chiusi per il flusso di contributi pubblici già stanziati anche quelli della forniture del bene più che mai primario – l’acqua – vengono serrati dalla società di gestione delle risorse idriche. Per la calura a venire, a questo punto, ai natanti della vallata del Chiampo non rimarrà che macinare qualche decina di chilometri in più per spiccare un tuffo o farsi una nuotata al sapore di cloro.

Già nel week end a cavallo tra maggio e giugno era originariamente prevista la riapertura dell’impianto all’aperto. Il cancello invece è rimasto chiuso a chiave, le vasche vuote, oltre che tutto il personale a casa in attesa di novità. Da ricordare che oltre alle strutture per il nuoto e il relax, il centro gestisce anche una piccola palestra interna e campo da tennis. I problemi, come ormai è noto, sarebbero esclusivamente di natura finanziaria, acuite dalle dichiarazioni via comunicati delle scorse ore. Nonostante il Comune di Arzignano versi ogni anno per contratto oltre 350 mila euro all’azienda “Gis”, secondo l’accordo siglato oltre un lustro fa, la società affidataria del servizio non sarebbe in grado di renderlo operativo.

Di fatto, senza adempire al contratto tutt’ora valida e creando un disagio di non poco conto alla cittadinanza, tenendo conto del calvario prolungato determinato dall’epidemia Covid e la voglia di riappropriarsi di spazi comuni, del divertimento oltre che della possibilità di fare sport vicino a casa, per gli amanti delle bracciate a pelo d’acqua in particolare. A monte delle problematiche di “pronto cassa”, cattive acque in cui sta navigando la società in virtù proprio di difficoltà legate al Covid, i ritardi di pagamento delle forniture. La parte più ingente sarebbe quella legata, per quanto sembri paradossale, ad “Acque del Chiampo”. Un debito di 120 mila euro ancora pendente, circa un terzo del quale risalente all’anno 2019, quindi ben prima dello scoppio della pandemia.

“Non entro nel merito delle criticità che incontra il privato – chiarisce Andrea Chiorboli, dg di Acque del Chiampo,  – ma è utile precisare che la società non ha responsabilità riguardo la chiusura dell’impianto natatorio. Già prima della pandemia il debito di Gis nei nostri confronti superava i 40 mila euro ed abbiamo concesso un piano di rateizzazione che, purtuttavia, non è stato rispettato. L’esposizione debitoria è quindi aumentata obbligandoci dapprima a mettere in mora la debitrice ed, in seguito, a chiudere l’utenza nel rispetto delle disposizioni. Evidenzio che Acque del Chiampo è una società, interamente partecipata dai Comuni e, perciò, dalla collettività dei cittadini. Non può  sottrarsi nel richiedere i propri crediti, dovendo operare con la massima trasparenza nella gestione delle proprie risorse”.

“Il Comune di Arzignano – si legge nella nota ufficiale dalla città del Grifo -, preoccupato per la situazione, vigilerà con attenzione sul prosieguo della vicenda, tenuto conto che dal 7 giugno 2021, al Gestore Privato vengono applicate penali per inadempimento contrattuale. Assicuriamo che, qualora la chiusura perduri per tempi ad oggi non prevedibili, saranno adottate tutte le misure e azioni necessarie e utili a consentire il rimborso agli utenti di quanto versato per abbonamenti o titoli di accesso agli impianti non fruiti. Si garantisce – questo aspetto è forse il più importante –  il massimo impegno per una riapertura delle piscine secondo una gestione di qualità e finanziariamente solida”.

“Consapevoli del debito contratto e della nostra inadempienza mai negata – questo il testo apparso sulla pagina Facebook gestita da Gis – ci spiace che nessuno ai vertici della società fornitrice abbia mostrato di comprendere cosa la pandemia abbia significato per il comparto natatorio e ci piange il cuore che non ci venga data la possibilità di riscattarci con la riapertura dell’impianto e la realizzazione dei ricavi che grazie agli affezionati utenti certamente avremmo realizzato e che ci avrebbero permesso di iniziare a saldare il debito contratto in un periodo storico così nefasto per il nostro settore. L’aspetto che più ci rattrista è che di fronte a situazioni analoghe, altri nostri fornitori hanno pazientato, compreso e ci hanno dato la possibilità di rialzare la testa e dilazionare quanto dovuto”.