300 metri cubi di massi franati nel Brenta, chiesto tavolo urgente in prefettura

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Grande preoccupazione in Valbrenta per la grande frana caduta dalle pendici della montagna nel fiume in località Pianello nel comune di Enego, ai confini con il Trentino. Il distacco è avvenuto nella notte fra sabato e domenica, favorito probabilmente dalle piogge della scorsa settimana: si tratta di una gigantesca frana di 300 mila metri cubi, composta da massi di roccia grandi come case di 5-6 piani. Il volto della parete della montagna è completamente cambiato, ma per fortuna la frana, che ha un fronte di 350 metri ed è precipitata per 100-150 metri fra una strada comunale, la pista ciclabile e il fiume Brenta, non ha provocato danni a cose o persone. Alcuni massi hanno ostruito il corso del Brenta per l’80 per cento, riducendolo a un metro.

Il sindaco di Enego, Fosco Cappellari, è stato il primo ad arrivare sul posto e ha già allertato tutte le istituzioni preposte: Provincia, Regione, Prefettura. Già ieri è stata chiusa l’unica strada comunale che serve la contrada vicina (la più bassa e la più lontana dal centro di Enego), dove abitano una ventina di persone: per salire in paese ora dovranno passare per una ciclabile, passare nel tratto trentino, attraversare un ponte, entrare in Valsugana e da lì all’altezza di Primolano svoltare per Enego.

“Ho già chiesto alla Prefettura un tavolo urgente – spiega Cappellari – per valutare il problema. Fra ieri e oggi hanno effettuato dei sopralluoghi sia il Genio Civile che alcuni geologi. Vanno fatti dei sondaggi poiché vi sono altri massi in fase di distacco. Anzi, se nel fiume al momento sono precipitati circa 300 mila metri cubi di massi, sulla montagna pronti a cadere ce ne dovrebbero essere almeno 5-10 volte tanti. Questo significa che, se cadessero, il Brenta verrebbe ostruito interamente, provocando seri problemi a tutta la Valbrenta, a partire dalla strada Valsugana. Mettere in sicurezza la frana richiede tempi lunghi e milioni di euro di investimenti, costi che ovviamente come Comune non possiamo sostenere”.

L’area non era mai stata soggetta a frane, a differenza di un’area vicina attenzionata dal 2011. “Si tratta – spiega il primo cittadino di Enego – di una pendice simile al monte Toc sul Vajont il materiale poggia su una base inclinata e liscia, che con le fasi di gelo, disgelo e con le infiltrazioni ha fatto scivolare a valle i massi”. Poco c’entrano invece, in questo caso, attività umane come il disboscamento: la zona è così impervia da non essere mai stata esplorata per il taglio della legna.