Long Covid, disturbi a distanza di mesi. 70 malati seguiti nell’Ulss 7 con percorso specifico

Il primario Mario Scapin

La sindrome del “Long Covid” è ormai riconosciuta ufficialmente, ma sono ancora molto poche le strutture in grado di assicurare agli ex malati Covid una presa in carico anche a mesi di distanza dalla loro negativizzazione.

Tra queste vi è l’Unità Operativa Complessa di Recupero e Riabilitazione Funzionale degli Ospedali di Bassano del Grappa e Asiago, tra le prime realtà a partire in Veneto con un percorso specifico per chi è guarito dal Covid e per questo motivo oggi in possesso di una casistica quanto mai significativa: sono oltre 70 i pazienti seguiti nell’ultimo anno, la maggior parte dei quali tutt’ora in carico, proprio perché il progetto Neuro-Covid attivato dall’Ulss 7 Pedemontana prevede sia un intervento riabilitativo precoce, già all’interno dei reparti Covid, sia un monitoraggio a medio e lungo termine.

Il protocollo valutativo ideato per il progetto Neuro-Covid ha permesso di verificare la permanenza di disturbi sensitivo motori agli arti inferiori anche a distanza di mesi dalla dimissione dal ricovero: questo a causa di un danno neurologico periferico importante che provoca una alterata funzionalità degli arti, più spesso gli arti inferiori, il più delle volte temporanea ma, purtroppo, a volte persistente.

Per la valutazione dei pazienti viene utilizzata una dotazione all’avanguardia: il Laboratorio di “Gait Analysis”, ovvero per l’analisi del cammino, del San Bassiano. “Fino ad un anno fa – racconta Mario Scapin, direttore dell’U.O.C. di Recupero e Riabilitazione Funzionale di Bassano e di Asiago – il laboratorio veniva utilizzato per valutare pazienti con danno neurologico perinatale o di origine cerebrovascolare, oppure per problematiche di tipo ortopedico; alcuni dei pazienti che fanno riferimento alla struttura provengono anche da altri ospedali fuori provincia, riconoscendo la peculiarità del nostro lavoro e la professionalità dell’equipe. Questa strumentazione ci consente di analizzare nel dettaglio il cammino, in tutte le sue fasi, ed i dati raccolti, assieme ai dati elettromiografici contestualmente ricavati ed indispensabili per studiare la funzionalità del sistema nervoso periferico, ci permettono quindi di valutare il paziente, fissare gli obiettivi possibili del suo percorso riabilitativo, sempre personalizzato, e monitorarne i progressi”.

L’attività riabilitativa viene svolta sia in regime ospedaliero sia tramite accessi ambulatoriali: “Ad Asiago – spiega ancora il dottor Scapin – ricoveriamo i pazienti con gli esiti neurologici più gravi da sindrome post Covid, ad oggi circa 30 pazienti dalla primavera scorsa, provenienti sia dall’ospedale di Santorso sia dal San Bassiano. Questi pazienti per tutta la durata della degenza vengono sottoposti ad un quotidiano trattamento riabilitativo intensivo da parte di fisioterapisti, terapista occupazionale e logopedista. Parallelamente, all’ospedale di Bassano c’è un team composto da medici fisiatri, fisioterapisti e logopedisti, che segue i pazienti Covid già in fase acuta all’interno dei reparti dedicati. Questo trattamento riabilitativo prosegue anche una volta usciti dai reparti Covid, quando, dopo essersi negativizzati, vengono spostati in Medicina, Pneumologia, Neurologia o Geriatria, in attesa del trasferimento ad Asiago, per i casi più gravi, o del rientro a domicilio”.

A spiegare la visione che sta alla base del progetto Neuro-Covid dell’Ulss 7 Pedemontana è il direttore generale Carlo Bramezza: “In questo momento in cui i nostri ospedali sono purtroppo nuovamente pieni di pazienti Covid, inevitabilmente l’attenzione si concentra sull’assistenza ai malati in fase acuta. Ma come sappiamo bene, anche una volta negativizzati molti di loro avranno di fronte a sé un percorso ancora lungo e difficile, e come Azienda socio-sanitaria è nostro compito preoccuparci del processo completo di recupero e guarigione, senza dimenticare chi ancora ha bisogno di assistenza. L’attività di riabilitazione sugli ex-pazienti Covid condotta nell’ultimo anno ha dunque un doppio valore: dimostra la nostra attenzione per una presa in carico il più possibile completa e allo stesso tempo rappresenta una preziosa esperienza che ci consentirà di assistere in modo sempre più efficace, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, alcuni dei pazienti che oggi sono ricoverati nei nostri reparti Covid”.

E all’efficacia della presa in carico sul piano medico si affianca il valore del progetto anche sotto altri punti di vista, come sottolinea il direttore sanitario dell’Ulss 7, Antonio Di Caprio: “L’essere seguiti costantemente dal reparto di Riabilitazione dopo la dimissione ospedaliera, con una presa in carico articolata e organizzata, garantisce una maggiore tranquillità nei pazienti e nei loro familiari, che in questo modo non hanno la sensazione di essere lasciati soli in tutto il lungo percorso di ripresa funzionale”.

Per i pazienti presi in carico nell’ultimo anno, la durata complessiva dei ricoveri nei vari reparti (Covid, per acuti e di riabilitazione) è stata variabile, da un minimo di due mesi fino anche a 6-8 mesi, con la presenza quotidiana del personale della Eiabilitazione e con un importante impegno assistenziale complessivo. E come anticipato, anche dopo le dimissioni è previsto un programma di controlli a distanza (a 3, 6 e 12 mesi) per monitorare il recupero funzionale dei pazienti, garantendo in questo modo un trattamento ambulatoriale mirato nei casi più gravi ed un supporto costante da parte del personale riabilitativo.