Val d’Assa sei mesi dopo Vaia: i boschi abbattuti sono il 40% più del previsto VIDEO

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“La quantità di alberi abbattuti da Vaia era sottostimata del 40%”. Ad affermarlo, a sei mesi esatti dalla tempesta Vaia, è Marisa Zotti, assessore al patrimonio del Comune di Roana. La mattina del 30 ottobre scorso, infatti, fu il giorno in cui tutti iniziarono a prendere consapevolezza dei danni provocati dalla tempesta e soprattutto dal forte vento, che ha raggiunto anche i 200 chilometri all’ora.

Nella zona più colpita di Roana, la Val d’Assa, alcune zone del bosco hanno iniziato ad essere liberate dai tronchi divelti dal vento. A percorrerla, la valle, si sente odore di resina e si scorgono zone ripulite, ma la maggior parte dei tronchi sono ancora a terra, come quella mattina, quando l’Eco Vicentino documentò, fra i primi, quello che era accaduto dalle 18 del pomeriggio precedente.

Ad inizio aprile è stato pubblicato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, che assegna le risorse finanziarie al Veneto per i danni causati da Vaia: formalmente, 232 milioni di euro hanno iniziato ad entrare nelle casse regionali. Il primo 30 per cento è atteso a giorni, direttamente dal Dipartimento di Protezione Civile. Risorse che daranno respiro ai 350 cantieri che saranno attivati in tutta la regione entro fine settembre, come previsto nel Piano del Commissario approvato dalla Protezione Civile nazionale.

Assessore Zotti, a che punto è la ripulitura dei boschi dagli schianti?

“Il soggetto attuatore è il sindaco. Come Comune, grazie all’ufficio patrimonio, abbiamo assegnato i primi tre lotti di legname, per complessivi 60 mila metri cubi presunti, ma mano a mano che procediamo stiamo vedendo che gli schianti erano sottostimati, non 100 mila metri cubi ma almeno 140 mila. Qui nessuna asta è andata deserta. Alcuni lotti sono stati assegnati con trattativa privata e le ditte dato l’inverno mite son riuscite a lavorare anche nei mesi scorsi.  Il primo lotto assegnato, di 20 mila metri cubi, ad esempio è già stato ripulito. Ora abbiamo ancora 30 mila metri cubi di alberi da mettere all’asta, ma tutto è impostato in modo da asportare quanto prima la massa legnosa danneggiata da Vaia. E’ la nostra corsa contro il tempo per evitare il gostrico, il parassita del legno che nel giro di un anno potrebbe intaccare anche gli alberi vivi”.

Chi ha vinto i bandi?  E’ vero che ci sono molte imprese forestali austriache?

“Da noi hanno vinto imprese italiane: toscane, trentine ma anche locali. I primi lotti erano di grandi dimensioni, gli ultimi più piccoli, anche mille metri cubi. Abbiamo lavorato molto soprattutto per ripulire le zone strategiche per il turismo, come ad esempio sopra il laghetto”.

C’è stato il temuto crollo del prezzo del legno?

“Inizialmente si, i prezzi erano ribassati, ma ora si sono stabilizzati sopra i 20-21 euro. Poi dipende dalle zone ovviamente: ripulire a Marcesina è come fare il fieno. Altrove, in zone più impervie, occorrono invece le teleferiche e si deve tener conto di questi costi ulteriori. E’ un dato di fatto comunque che ultimamente i prezzi invece di calare si sono alzati, anche nel bellunese”.

Quali altri problemi ci sono da affrontare in questo momento?

“C’è la questione delle ceppaie, che sono considerate un rifiuto speciale e necessitano di un trattamento particolare con macchinari appositi”.

E per quel che riguarda il ripristino del bosco?

“Gli enti preposti ci stanno ragionando, occorre agire insieme fra tutti i Comuni e il Commissario per l’emergenza. Questi erano boschi artificiali, alberi piantati dopo la guerra. Personalmente credo che le nostre foreste abbiano la forza per rinascere spontaneamente. La rigenerazione spontanea del bosco ci sarà, il ritmo della ricrescita dipende dall’umidità e dalla temperature. Se queste ultime non saranno troppo basse, ed è così visto il cambiamento climatico in atto, anche le piantine meno forti potranno sopravvivere all’inverno. Anche su questo qui nell’altopiano c’è una sapienza antica, che va rivalorizzata al di là delle pianificazioni. In ogni caso sarà il servizio forestale regionale l’ente preposto a gestire la rinascita di questo patrimonio attraverso i piani di assetto forestale”.

Altopiano significa anche escursioni. Com’è la situazione dei sentieri?

“Io sono una camminatrice folle, le piante sradicate impediscono di capire dove i sentieri passavano. Il ripristino in tempi brevi è quindi difficile. Ci son posti dove tutti gli alberi son stati sradicati e sono quindi impercorribili, altrove invece gli schianti sono a macchia di leopardo e ci si perde. Dovremo metterci attorno a un tavolo insieme al Cai per riscrivere le mappe. Quello che dobbiamo dire agli escursionisti è di fare molta attenzione nel rispettare i divieti di transito. Il sindaco emette di continuo ordinanze, che non riguardano solo le vie impercorribili per gli schianti ma anche le aree dove vi sono cantieri forestali, dove è vietato l’accesso”.