Valli, Santorso e San Vito fanno muro contro il suicidio

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Foto Natascha Eline Stolz

Si chiama “Beyond the Wall”, in italiano “oltre il muro”, l’innovativo progetto messo in campo dai comuni di Valli del Pasubio, Santorso e San Vito per la prevenzione del suicidio in età giovanile, incentrato su una più ampia riflessione sul tema della finitudine e dell’esistenza, coordinato dall’associazione Alma.Thi in collaborazione con l’università di Padova.

Un progetto che ieri ha festeggiato il suo primo anno di lavoro, nel meraviglioso contesto di Villa Rossi a Santorso, alla presenza dei sindaci dei tre comuni interessati: Franco Balzi padrone di casa, Umberto Poscoliero e Carlo Bettanin. Un’occasione per fare il punto su questo percorso sovra comunale scaturito dalla mente dell’ex assessore alle Politiche Sociali di Valli, Paolo Pianegonda, territorio quest’ultimo sconvolto da due casi di suicidi in età giovanile a cavallo tra 2017 e 2018. Il progetto è stato finanziato dalla Fondazione CariVerona, e si snoda in tre parti, rivolte a studenti di seconda media (oltre 150 coinvolti), genitori e comunità (incontri con educatori, catechisti, medici, cittadinanza), con una serie di azioni volte a sensibilizzare sul tema della finitudine.

 

“Si tratta di un progetto a carattere preventivo in forza del quale, anziché limitarsi a gestire l’emergenza dopo la tragedia, si mira a prevenirla, fornendo ai giovani, alle loro famiglie, agli operatori sociali e all’intera comunità gli strumenti per identificare e gestire le situazioni di difficoltà e crisi individuale – ha spiegato Pianegonda – L’attuazione del progetto in parola, in partenariato tra i tre comuni, è stata quindi affidata ad Alma.Thi, un’associazione thienese di professionisti nel campo psico-terapeutico”.

“E’ necessario riprendere e rivalorizzare il ruolo della centralità della comunità e della condivisione delle emozioni – ha spiegato la dottoressa Giovanna Calapai di Alma.Thi – La scuola deve avvicinare gli studenti tra di loro, e creare un legame forte anche con i genitori, permettendo la condivisione delle emozioni che troppo spesso i ragazzi si tengono dentro”.

“I risultati sui percorsi proposti ai ragazzi sono molto interessati – ha spiegato Gianmarco Biancalani, rappresentante della laurea magistrale in Death Education dell’università di Padova, che ha coadiuvato Alma.Thi nel progetto – in tutti i ragazzi coinvolti si è registrato un miglioramento dei valori relativi alla condivisione di emozioni personali e un aumento della resilienza. Abbiamo quindi appurato che parlare di educazione alla morte non diminuisce il benessere psicologico dei ragazzi, anzi, lo migliora”.

Il progetto, che durerà ancora due anni, vuole essere un volano importante per la discussione e la prevenzione del tema suicidio nel territorio. “Sarebbe interessante riuscire a creare un protocollo di azione condiviso tra comuni e ULSS per fronteggiare le emergenze con celerità – ha concluso Pianegonda – in modo da avere uno strumento pronto e che possa agire tempestivamente”.