Morto per complicanze in ospedale Stefano Gheller: fece sua la battaglia per il suicidio assistito

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E’ morto oggi all’ospedale di Bassano del Grappa Stefano Gheller, la prima persona in Veneto ad aver chiesto ed ottenuto nel 2022 dalla sua Ulss, la 7 Pedemontana, l’autorizzazione per il suicidio assistito. Gheller – 51 anni, di San Giuseppe di Cassola, affetto da una grave forma di distrofia muscolare dalla nascita – era costretto su una sedia a rotelle da quando aveva 15 anni e della battaglia per decidere quando andarsene aveva fatto, insieme all’associazione Luca Coscioni, la sua principale battaglia negli ultimi anni.

La sua morte non è però sopravvenuta a seguito dell’attivazione della procedura per il suicidio medicalmente assistito, ma è stata dovuta a cause naturale. A comunicarlo è una breve nota dell’Ulss 7 Pedemontana, che spiega come Gheller fosse ricoverato all’ospedale San Bassiano e sia “deceduto in seguito a complicanze sopraggiunte alla patologia che ne aveva determinato il ricovero”. Il 50enne è stato assistito da diversi specialisti, tra cui l’equipe di cure palliative, che già lo aveva in carico il paziente e che si è adoperata per ridurre la sua condizione di sofferenza.

“La Direzione dell’Ulss 7 Pedemontana -prosegue la nota – a nome di tutta l’Azienda socio-sanitaria, esprime ai familiari di Stefano Gheller le più sentite condoglianze. Come noto l’Azienda si era attivata per garantire al sig. Gheller il diritto costituzionale per il quale si era battuto, anche a nome di altri malati nelle sue condizioni. Anche se tale situazione non si è infine concretizzata, in tutte le figure professioni dell’Azienda che si sono confrontate con lui lungo il percorso di autorizzazione e durante le ripetute fasi di assistenza medica rimane il ricordo della sua chiarezza di pensiero, determinazione e grande dignità umana”.

La richiesta di Stefano Gheller accolta dall’Ulss7: sì al suicidio assistito. “Ora sono libero di decidere”

Laconico il messaggio di saluto sui social del presidente della Regione Luca Zaia, che ha fatto sua in questi ultimi due anni la battaglia di Gheller: su Facebook ha lasciato semplicemente un “Ciao Stefano”, per poi commentare in una nota stampa: “Abbiamo sperato fino all’ultimo che Stefano potesse veder migliorare le proprie condizioni fisiche. Ho seguito quotidianamente l’evoluzione della sua malattia, tramite il direttore generale Bramezza e la direzione dell’ospedale di Bassano. La notizia della scomparsa mi ha lasciato sgomento. Sapevo che le condizioni erano critiche, ma l’epilogo è stato davvero repentino. Se ne va un’icona dei diritti civili, e delle battaglie per i diritti civili. Ho conosciuto Stefano dopo la famosa domanda per il suicidio assistito, che volle presentare e che ottenne dopo l’iter amministrativo portato avanti. Ma ricordiamoci che Stefano aveva anche già sottoscritto le sue Dat, le disposizioni anticipate di trattamento, quindi il suo testamento biologico. Una volontà che è stata rispettata in questa fase ultima della sua vita”.


L’associazione Luca Coscioni lo saluta invece con un messaggio più articolato: “Ci uniamo al dolore della famiglia, della sorella Cristina e a chi ha voluto bene a Stefano.La sua lotta per poter restare fino alla fine libero di poter decidere sulla sua vita, e dunque anche sul suo morire, è stata condotta con coraggio e determinazione letteralmente straordinari.Nonostante gli ostacoli inimmaginabili che ha dovuto affrontare, Stefano ha mantenuto una carica e una serenità contagiosa.Essere riuscito ad ottenere la possibilità di accedere al “suicidio assistito”, anche se poi ha seguito una strada diversa, ha rappresentato un precedente fondamentale per le altre persone malate in Veneto e in tutta Italia.Vogliamo anche ricordare la sua determinazione e passione su altri temi legati ai diritti delle persone con disabilità, come per la richiesta di introdurre in Italia la figura dell’assistente sessuale. Siamo grati a Stefano per averci voluti al suo fianco in questi anni. La sua memoria continuerà a nutrire la nostra azione, per le libertà di tutti”.

“Esprimo le mie più sincere condoglianze e vicinanza alla famiglia di Stefano Gheller”. Così il consigliere regionale Arturo Lorenzoni: “Ricorderò per sempre le sue parole pronunciate in Aula lo scorso 16 novembre. Oltre alla commozione, hanno avuto il merito di muovere una profonda riflessione sul tema del fine vita”. “Ora mi auguro non vi siano speculazioni di sorta. Questo è il momento del silenzio, del raccoglimento e del massimo rispetto nei confronti di chi, come Stefano Gheller, sta vivendo una sofferenza incommensurabile, che non possiamo permetterci di giudicare”.