Laboratorio con lavoratori in nero e privo di sicurezza: sequestro e multe per 170 mila euro

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I carabinieri hanno posto i sigilli ad un laboratorio tessile di Mussolente, gestito da una imprenditrice di origini cinesi: oltre a lavoratori in nero e irregolari in Italia, la struttura comprendeva dormitori di fortuna e mancava delle condizioni minime di sicurezza e salute nel luogo di lavoro. Fra ammende e sanzioni la titolare di origini cinesi, a cui è stata sospesa l’attività, dovrà pagare oltre 170 mila euro.

Il blitz dell’Arma è scattato la mattina del 9 gennaio, nell’ambito di un’attività specifica coordinata dal comando provinciale dei carabinieri d’intesa con i reparti speciali dell’Arma, i militari della compagnia di Bassano del Grappa e il nucleo carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro di Vicenza.

Al momento dell’arrivo dei carabinieri nei laboratori, situati uno al piano rialzato ed il secondo nel seminterrato dello stabile, i militari hanno trovato 12 dipendenti (11 cinesi e un pakistano), molti dei quali intenti a confezionare capi di abbigliamento: dai controlli immediati è risultato che otto risultavano lavorare “in nero” e, di questi, sei erano “irregolari” sul territorio nazionale in quanto privi di permesso di soggiorno.
Nelle prime fasi dell’ispezione è stata anche rilevata la mancata ottemperanza delle norme sanitarie e di sicurezza sui luoghi di lavoro: i due ambienti principali dove erano presenti i dipendenti e adibiti a laboratorio (che poi sono stati posti sotto sequestro), erano ingombri di una considerevole quantità di capi di abbigliamento semilavorati (soprattutto abbigliamento tecnico-sportivo, anche di pregio), in fase di rifinizione; in generale, le condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza dei locali sono  risultate precarie, compresi i numerosi locali dormitorio dove i dipendenti avevano i loro “alloggi” di fortuna.

Alla fine, con il supporto del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Vicenza, i militari hanno proceduto a mettere in sicurezza le diverse aree attraverso il sequestro preventivo dei laboratori e quindi l’apposizione dei sigilli. Denunciata alla Procura della Repubblica la datrice di lavoro: una 52enne cittadina cinese ora indagata per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, violazione delle disposizioni contro le immigrazioni clandestine, occupazione alle proprie dipendenze di lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno, in condizioni di particolare sfruttamento, oltre alla mancata ottemperanza alle norme sanitarie e di sicurezza sul lavoro.

E’ stata inoltre sospesa l’attività produttiva ed elevate ammende (di natura penale) per quasi 123 mila euro e sanzioni amministrative per altri 49 mila.
I sei lavoratori irregolari, privi del permesso di soggiorno, sono stati invece denunciati per aver “fatto ingresso” o, comunque, perché “trattenutisi” nel territorio dello Stato, in violazione delle disposizioni di legge.
La complessa operazione, partita da una segnalazione dei carabinieri di Romano d’Ezzelino che avevano notato uno strano andirivieni di persone asiatiche dalla struttura, si inserisce nell’ambito di un più ampio piano strategico dell’Arma per la tutela e la salvaguardia della sicurezza sui luoghi di lavoro, della manifattura e della filiera produttiva di qualità e, quindi, al contrasto di ogni forma di attività illecite.