“Non voleva dormire”: in coma neonato di cinque mesi scosso con violenza dalla mamma

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Una culla

Avrebbe scosso il figlioletto di cinque mesi così forte da mandarlo in coma. E’ questa la terribile ipotesi che ha portato l’iscrizione nel registro degli indagati di una neo mamma originaria di Mussolente (Vicenza) e residente a Mestrino, in provincia di Padova. Il piccolo versa in condizioni disperate all’ospedale di Padova.

Come riporta lAnsa, il neonato è ricoverato nel reparto di terapia intensiva pediatrica del nosocomio patavino dopo che la madre lo ha violentemente scosso perché non dormiva: i medici hanno richiesto l’intervento della commissione per la dichiarazione della morte cerebrale.

I fatti sono avvenuti sabato scorso, di mattina presto, nella casa dove la donna di 29 anni – che ora è accusata per lesioni gravissime aggravate – vive con il marito 37enne. Sarebbe stata lei stessa a confessare ai carabinieri e al magistrato Roberto Piccione, di aver “cullato troppo forte” il piccolo, esasperata dal fatto che non voleva dormire.

«Piangeva, piangeva e non smetteva mai. Erano due ore e mezza che continuava a piangere. Mio marito dormiva, io ho preso in braccio il nostro bambino. Camminavo su e giù per la casa cullandolo nel tentativo di calmarlo. L’ho solo cullato, nient’altro. Non ricordo di averlo scosso. Poi ha messo di piangere e l’ho rimesso a letto. In quel momento mi sono accorta che non respirava. Ho svegliato mio marito e abbiamo chiamato l’ambulanza.»: a raccogliere la testimonianza della madre è il Mattino di Padova.

La sindrome da bambino scosso –  in inglese baby shake syndrome – provoca nei neonati gravissimi danni neurologici e cerebrali. Il magistrato ha incaricato due esperti di visitare il piccolo (presumibilmente venerdì) per appurare con certezza le cause delle lesioni.

Le indagini sono affidate ai carabinieri della stazione di Mestrino, che hanno fatto un primo sopralluogo nell’abitazione della famiglia, e a quelli del Norm della Compagnia di Padova, che hanno sentito la madre in caserma.