CineMachine | Big Fish & Begonia

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REGIA: Liang Xuan, Zhang Chun ● CAST: Ji Guanlin, Pan Shulan, Su Shangqing, Xu Weizhou, Chin Shih-Chieh, Wang Deshun, Jiu’er, Xang Yuanyuan, Xue Lifang, Zhang Jie ● GENERE: animazione ● DURATA: 101 minuti ● DATA DI USCITA: 8 luglio 2016 (CIna)

Big Fish & Begonia del 2016 per la regia di Liang Xuan e Zhang Chun.

Storia: Al di là del regno umano, c’è una razza magica di esseri che controllano le maree e il cambiamento delle stagioni. Uno di questi esseri, una ragazza di nome Chun, cerca qualcosa in più: vuole provare il mondo umano! A sedici anni, ha finalmente la sua occasione e si trasforma in un delfino per esplorare questo mondo che la affascina. Ma presto scopre che il mondo umano è un posto pericoloso e per poco non rimane uccisa impigliata in una rete da pesca. Fortunatamente, la sua vita viene risparmiata quando un ragazzo della superficie si sacrifica per salvarla. Mossa dalla sua gentilezza e coraggio, Chun usa la magia per riportarlo in vita, per solo dopo scoprire il prezzo molto alto di questa azione.

Big Fish & Begonia del 2016, uscito da noi con due anni di ritardo, nelle solite quattro giorni per i limitati tre giorni di programmazione, è un titolo che in molti sarà sfuggito e ritenevo giusto, portando avanti le tematiche del cinema orientale d’animazione (vedasi la recensione di Si alza il vento di Hayao Miyazaki pubblicata la settimana scorsa), di parlarne un po’ su questa piccola rubrica.

“Big Fish”, che nel film si traduce come il delfino, è questa creatura che sappiamo essere in pericolo per la caccia sconsiderata che se ne fa o si faceva nella zona sud del Giappone e in molte altre parti del mondo; una creatura che simboleggia la purezza, ma soprattutto il contatto con il mondo spirituale, in quanto simbolo per eccellenza dell’evoluzione spirituale che inizia con il controllo del respiro.

“& Begonia”, questa pianta che già dal titolo ci incita a prestare attenzione a ciò che sta per accadere e, alla sua apparizione reale nella storia, è simbolo di protezione e di un rifugio dai cattivi pensieri. Di fatto arriverà un momento critico nella storia in cui potremmo dare anche noi addosso alla protagonista per ciò che ha fatto e per le conseguenze che le sue decisioni stanno avendo sul suo mondo di appartenenza, quindi sulla sua famiglia e sui suoi amici, ma è proprio in quel momento che la pianta di begonia fiorisce dalla salma di non vi dico quale personaggio, starà a voi scoprirlo.

La storia che Liang Xuan e Zhang Chun scrivono e dirigono è veramente complessa, che ad un primo approccio potrebbe sembrare un qualcosa che rimanda fin troppo allo Studio Ghibli per atmosfere e caratterizzazione dei personaggi, ma dopo anche la storia che richiede, appunto, molta attenzione e la si deve seguire con molta concentrazione. Di fatto, alla fine della visione, mi sono reso conto che questo titolo omaggia il cinema d’animazione di Hayao Miyazaki e di Isao Takahata, ma fa anche un suo percorso che porta con sé l’amore per se stessi, per gli altri esseri che ci circondano e per il mondo in cui viviamo.

Big Fish & Begonia è un film straordinario in quanto tratta questa enorme tematica con un forte realismo, nel senso che quando si ama si può anche, il più delle volte, sbagliare e mettere in pericolo le persone che ci sono vicine ed anche quelle che diciamo di amare. Tutto questo racchiuso nell’esperienza di una giovanissima ragazza che si spinge oltre, anche con paura, al suo mondo, al suo pensiero, al suo sentimento, arrivando a donare tutta se stessa per il suo amato. Attenzione poi che quando dico “amato” non intendo il classico rapporto principessa e principe azzurro come ci ha raccontato fino all’altro ieri Walt Disney. “Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza, come nel momento in cui amiamo” diceva Sigmund Freud. Liang Xuan e Zhang Chun sanno perfettamente che i rapporti sono diversi, che l’amore è qualcosa di diverso e spesso più amaro che dolce, ma ciò non toglie che forse è la cosa più importante e più meravigliosa che il genere umano possa esprimere.

È da tenere ben presente che tutto ciò che Chun prova per il giovane ragazzo è partito dal sacrificio di quest’ultimo, quindi è un po’ l’umano che funge da azione scatenante per l’azione divina. Che potessimo ancora smuovere le divinità anche noi occidentali attraverso azioni buone ed altruiste? Chi lo sa. C’è poi da dire che la concezione del divino orientale è molto diverso da quello nostro occidentale. Detto questo qui c’è una legge che è come la legge fisica e non l’ha dettata un fisico, ma il letterato italiano per eccellenza, ovvero il grandissimo e maestoso Dante Alighieri che scrisse queste parole rimaste scolpite nella storia dell’uomo: “Amor, ch’a nullo amato amar perdona”. Tradotto in modo molto semplici, l’Amore (con la “a” maiuscola), che obbliga chi è amato ad amare a sua volta. La legge più forte della fisica che chi ama puramente qualcuno riceverà quell’amore in egual misura. E per amare puramente qualcuno bisogna consumarsi. Chun sacrifica la sua vita per quel giovane come egli stesso fece all’inizio di questa favola.    

Contraddittoriamente, forse anche non troppo, a questa tematica abbiamo anche un altro tipo di amore dantesco, quello non corrisposto. Si dice che l’amore autentico è quello non corrisposto e in un altro personaggio che affiancherà per la maggior parte della storia Chun, vediamo proprio questo tipo di amore. Un’amore che lacera e lascia le ferite aperte, impossibilitate a cicatrizzarsi, in quanto la persona che amiamo ce l’abbiamo davanti, la vediamo, la possiamo sentire, avvertire, percepire, ma non le ci possiamo avvicinare. Costei, creatura infinitamente bella e graziosa, logica scatenante di questo sentimento, sarà in una certa misura la rovina di questo personaggio, ma anche la sua infinita fonte di rivalsa.

Non dico altro, perché le tematiche come le simbologie sono tante, il film è stato da pochi visto e da pochi apprezzato, ma vi consiglio caldamente di recuperarlo e di osservarlo in ogni sua sfaccettatura, anche nell’animazione che combina tecniche tradizionali con la computer grafica, regalandoci uno spettacolo audiovisivo veramente di livello. Ci sono poi voluti dodici anni per la sua realizzazione, quindi oserei avanzare un minimo di curiosità se fossi in voi.  

Purtroppo in Italia sono arrivate due edizioni abbastanza povere, ma vi consiglio comunque di recuperarvi il Blu-ray in alta definizione che visto con il mio proiettore, al buio a grande schermo, con effetto sala mi ha fatto apprezzare maggiormente questo titolo. Non guardatelo sul cellulare o sul computer, se proprio non vi ci trovate costretti. Questo film, per essere apprezzato, deve essere guardato, ma deve essere visto.

E dopo gioco di parole al L’attimo fuggente (1989), vi saluto e spero che questo film vi possa interessare e piacere.