Incontri – La tenerezza a una certa età 

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Mi ha confessato nell’autunno scorso di essersi innamorato di una settantacinquenne. Lui ne ha quasi venti di meno. Allora gli ho chiesto che cosa fosse accaduto e mi ha detto che non è accaduto nulla, alludendo ad altro; semplicemente un giorno, sorseggiando un caffè in un bar su tavoli vicini, hanno iniziato a parlare. Il giorno dopo uguale. La settimana successiva pure. Il fatto incredibile è che per circa quattro mesi ogni giorno, eccetto la domenica, parlavano assieme nel solito posto alla stessa ora. Poi lui salutava e se ne andava a lavorare.

Mi ha confessato che non aveva il coraggio di andare oltre. Gli dissi di invitarla a un pranzo in qualche trattoria lì vicino, per non esagerare o non sembrare sproporzionato rispetto a un caffè. No, replicò. Se mi risponde no ci rimango male, aggiunse. Allora lo sai che il rapporto rimarrà così, pensai, sono quattro mesi, non due settimane.
Mi ha confessato che lei sorrideva ogni volta che lo vedeva e che si guardavano intensamente con momenti di silenzio quasi imbarazzanti. Risolvevano sempre i piccoli disagi scoppiando a ridere.
Un giorno lei gli ha comunicato che voleva che i caffè fossero pagati una volta lui e una volta lei. Prima ha pagato sempre lui.
Mi ha confessato infine che nel dirglielo ha appoggiato la mano sulla mano di lui. Non era mai accaduto. Non si erano mai sfiorati nei quattro mesi.
Finché una mattina si è fatto coraggio e l’ha invitata a pranzare insieme in una trattoria. Non era riuscito a dormire la notte precedente. Appena l’ha visto, dopo i saluti, lei ha detto: «Hai il viso stanco e gli occhi affaticati, vai a pranzo con una signora anziana e diventi subito anziano anche tu». Hanno riso entrambi.
Dopo qualche tempo, li ho visti al solito bar. Mi ha fatto segno con la mano di avvicinarmi, me l’ha presentata e mi ha detto con eleganza che si frequentavano come coppia. Lei così bella e un sorriso tale che non saprei spiegarlo.
Di recente abbiamo vissuto tutti il lockdown a causa della pandemia. La settimana scorsa camminavo vicino al bar e l’ho notato. È stato bello incontrarlo di nuovo.
Mi ha detto che loro due non si sono mai visti in quelle settimane, se non per un saluto veloce senza mai entrare in casa quando le portava la spesa e mi ha confessato che non è stato così difficile, forse l’età, forse la possibilità comunque di sentirsi ogni giorno a telefono. Hanno vissuto la lontananza senza troppi patemi.

«Ero preoccupato soprattutto per lei perché ha qualche problema di salute e sai, se si fosse aggiunto il virus…»
«Posso immaginare, immagino la tua prudenza.»
«Siamo stati severissimi, le portavo la spesa davanti alla porta, apriva, entrambi con la mascherina, un ciao, grazie e ci sentiamo dopo, ogni volta così». 

Gli ho chiesto come stesse andando fra loro, mi ha detto che mai avrebbe immaginato di innamorarsi e che sono felici. Consapevoli dell’età, consapevoli di vivere qualcosa di cui godere senza troppi programmi per il futuro e consapevoli di voler trascorrere molto tempo insieme. 

«Sai cosa voglio fare domenica?»
«Dimmi.»
«La andrò a prendere in auto e la porterò al Passo della Borcola, un posto che mi piace da sempre, e il pranzo, che avrò preparato io, lo gusteremo su qualche prato fra i pini. Credo che canteremo, ci piace cantare.»
«Mi sembra un bellissimo programma». 

La tenerezza non ha età, mi sembra di vederli mentre cantano assieme.