Spettacolando – I Simple Minds onorano l’Arena di Verona

Il concerto dei Simple Minds all’Arena di Verona del 15 luglio 2025 è stato un affresco musicale. Sul palco sotto le stelle veronesi, Jim Kerr e Charlie Burchill hanno guidato la band facendo da chiocce ai nuovi arrivati: Ged Grimes al basso, Cherisse Osei alla batteria, Gordy Goudie alla chitarra, Sarah Brown alla voce, Erik Ljunggren alle tastiere.

L’entrata è stata da grandi star, da eroi che hanno fatto un pezzo di storia, che hanno seminato musica con passione e che si godono il tributo di un pubblico che si alza in piedi al solo vederli: applausi a oltranza.
Jim Kerr dirige la band come fosse un’orchestra, con la sapienza di intravede i settanta ma fa mezze spaccate che metterebbero a rischio i legamenti di un trentenne. Interagisce con il pubblico e con la band, senza giocare a fare il ragazzino: per l’effetto “delusione/nostalgia/invecchiato male” rivolgersi altrove, grazie. Qui si fa rock!

La scaletta è fedele al “40 Years of Hits Tour”, partendo da brani come Waterfront e Love Song, passando per hit centrali come Theme for Great Cities, Promised You a Miracle, See the Lights. Abbiamo cantato e ballato, abbiamo goduto della voce spaziale di Sarah Brown, abbiamo ammirato la perfezione di chi la musica la tratta col rispetto che merita: una melodia fluida e precisa, mai un momento di quella confusione rock che ogni tanto è solo sovrastante.

Un paio di passaggi hanno acceso l’atmosfera: Belfast Child ha sospeso il tempo, e Someone Somewhere in Summertime ha acceso le emozioni come se fosse il primo raggio di sole. Il finale, con Speed Your Love to Me, Alive and Kicking e Sanctify Yourself, ha scatenato il pubblico.
Ci siamo commossi quando Jim Kerr è uscito con discrezione indicando Cherisse Osei, facendo l’occhiolino, come dire: tocca a te ragazza, falli impazzire. Lei si è presa il palco per cinque minuti e i nostri cuori per sempre.  Cherisse  ha suonato la batteria come fosse un violino, un’arpa, uno strumento venuto dal cielo. Sembrava non facesse fatica mentre batteva sul crash e il ride, spaccando la grancassa: come le ragazze della ginnasta artistica, che sorridono per trasmetterci la leggerezza dei gesti e riescono persino a convincerci che non stanno facendo fatica.

E’ un concerto di quelli che fino a 10 minuti dalla fine ti dici “abbiamo fatto bene a venire”. Fino al momento del rito collettivo con le note di Don’t You (Forget About Me) perché  lì si va molto oltre , conim Kerr che dopo tre minuti potrebbe fare di noi ciò che vuole sapendo che saremmo stati disposti a seguirlo in capo al mondo.  “Lalala” “lalala” “lalalalalala” potrebbe andare avanti all’infinito, e nelle nostre teste rimane fino al risveglio del giorno dopo.
L’Arena è riverbera suoni ed emozioni con dignità: se l’obiettivo era far vibrare corde dell’anima e del cervello, beh: missione compiuta.

Paolo Tedeschi

 

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